domenica 29 novembre 2009

La lexotan Playlist powered by Gnubby, aka come sconfiggere il male senza l'aiuto degli psicofarmaci

Aggravata dal fatto che, per l'ennesimo anno, ci stiamo avvicinando sempre di più a quella chiavica sociale del Natale, ultimamente vigono dentro me certi moti di ansietta&malessere.
Del perchè dei miei ansietta&malessere, vi suggerisco con un francesismo di farvi una spalaneve di cazzi vostri (immaginando, effettivamente, che sia la vostra prima preoccupazione la mattina quando vi svegliate), ma tornando sul tema GGiovane di quel fastidio che accompagna incessantemente le vostre giornate, vi suggerisco di come la musica possa venirvi incontro con una falcata più spedita di quella del lexotan (forse).

Ebbene; con l'ambient, la chillout e i buddha bar io ci sono sempre andata poco d'accordo.
Mi danno più l'aria di musica da porni viscidi con l'uomo che puzza di dopobarba di turno che seduce le phyae nei localini bene con le luci bluastre che di svacco a occhi chiusi a tentare di calmare corpo&mente.

Trovo invece consono allo spirito il buon vecchio strumentale da culletta, con lo sguippo delle dita sulla chitarra in primo piano e una melodia serena scandita da un ritmo giusto per le ore tarde della notte.

Siete tesi, ansiosi, stressati?
Bene; munitevi del primo infuso ayurvedico da relax che vi passa sotto le mani (al momento io ho malva melissa & camomilla del 'natura si'...se avete ricevuto recentemente un'eredità da qualche zio d'america ve lo consiglio, altrimenti evitate il 'natura si' che l'ansia ve la fa solo aumentare, e abbassare il vs conto in banca), e mettete questa playlist.

E' con questi pezzi, che da anni, evito l'uso di psicofarmaci.
Ottimi anche con interludio al cannabinolo; io, alla psichedelia, preferisco il funk.




PRIMUS - SILLY PUTTY

Il brano originale è di Stanley Clarke. Io ti ci schiaffo la versione di Les Claypool perchè, senza offesa per nessuno, gli va cinque metri nel culo.
A Clarke va il merito di averla scritta, al tenero Les quello di essere nell'olimpo dei più grandi genii di ogni tempo e averla riarrangiata nonchè suonata così.
Una delle cose più funk che esista al mondo.

JOHN ZORN - MAKAAH

Come dice John Zorn, for lovers only. Chillout esotico. Guarda caso, un altro leggermente genio.

CARLOS SANTANA - SAMBA PA TI

Immagino, e spero per il vostro livello di decenza nella società odierna, di non dover fare commenti ulteriori.

MEDESKI, MARTIN & WOOD - BROKEN MIRROR

Loro li ascolto solo&esclusivamente in posizione orizzontale.
E ne stragodo. Un pò più nervosetti rispetto al resto, si rallegrano poco prima di metà brano.
Ma l'atmosferina jazz che pare farti vedere il fumo davanti agli occhi insieme allo spartito dell'hammond non ha prezzo.
Molto buoni per il surplus 'torbone' di cui sopra.

METERS - CISSY STRUT

Ancora troppo funk per essere vero.
Masterpiece.

Godete. E se avete tra le mani la fantomatica canna, fumate anche per me.

giovedì 26 novembre 2009

zZz live @ Connie Douglas

Non ho molto di che dilungarmi sull'argomento, perchè se non mi rimetto a lavorare in capo a pochissimi istanti è la volta buona che finisco sotto un ponte a pescar carpe anzichè fare la disainer (r).

Però ci tengo a spendere due parole su questo allegro duo olandese che mi è capitato di vedere ieri sera dal vivo, gli zZz.
Trascendiamo dal fatto che nulla mi disgusta più degli ambienti fèscionisti power electronics milanesi designer photographer fashion stylist yo-yo minimal wave.
E che i loro occhialoni da nerd combinati a stuoie di tatuaggi old school tornati a nuovo trend positivo + scarpa da seicento euro che batte il tacco su coreografie franz ferdinandiane sono tutto ciò che non voglio dalla vita.
Levato questo, i due figuri in questione fanno della buona musica. Più che altro perchè combinano ciò che di decente c'è nell'elettronica trendy - e scusate i termini aleatori ma io di elettronica capisco nu cazz, soprattutto di quella trendy - con degli elementi a me congeniali, tipo un cantanto vigorosamente e stonatamente rock'n'roll old school e alcuni brani dai riffini smaccatamente rock, senza celare anche rimandi alla new wave quella buona ricordandomi in più occasioni qualche passaggio dei Joy Division.
Apprezzo tantissimo la mancanza di quelle vocine gay molto comuni al genere, e sostengo l'infinita contaminazione pesata in medie molto differenti da brano a brano, oltre al fatto che la formazione fatta solo di synth e batteriavoce è da lodare.
Esattamente come apprezzo il fatto che il tastierista si sia ad un certo punto cimentato in un rocambolesco numero di equilibrio su una pila verticale creata al momento con i suoi organetti, che gli fa guadagnare la stellina di simpatia dal vivo oltre a quella di musica decorosa.
Almeno, ogni tanto, si vede in giro qualcosa di diverso. Un buzzurraccio capellone bandanuto che canta & pesta rullanti accoppiato ad un piacente giovine di belle speranze che prende a pugni dei sintetizzatori per fargli fare i rumori più molesti possibili non sono da buttar via.

Ve li consiglio, dateci un occhio.



E il prossimo che mi da della metallara indisposta verso gli ambienti più finocchi lo prendo a randellate sul coppino.

mercoledì 25 novembre 2009

Kiss - Sonic Boom (recensione mainstream per accattivarsi lettori)


Partiamo da un presupposto: io scarico dischi.
Per una serie di motivi:

a) Sono povera
b) I pochi soldi che ho preferisco spenderli in vinili, con il loro dolce fruscio di sottofondo, le immagini a dimensioni stratosferiche e miriadi di cagate tra le fodere cartonplastiche.
c) Suono digitale del cazzo per suono digitale del cazzo, preferisco rapidshare ai cd perchè costa meno. Se faccio diversamente, almeno con i gruppi oltre una certa soglia di fama, è solo perchè sono interessata al loro progetto grafico o perchè ne sono particolarmente fanatica. I soldi, per il resto, preferisco darli alle band che ne hanno bisogno, proprio per una questione di partito preso. Leggasi: il gruppo underground valevole lo foraggio al loro banchetto con tutto l'amore del mondo; i KISS, NO.

E COSA MI DEVO RITROVARE A VEDERE? Che la maggior parte dei link che ospitano piratescamente il nuovo release della band sono stati CANCELLATI, DISTRUTTI, DEVASTATI, ARRESTATI E CONDANNATI ALL'ERGASTOLO per VIOLAZIONE DI DIRITTI!
Chi scarica molto sa perfettamente quante possibilità ci sono che questo accada, e visto il brulicare di gonzi che affidano a blogspot l'illegalità dell'ascolto gratuito anche chi si mettesse d'impegno non riuscirebbe a eliminare dai vari megaupload del caso tutti gli archivi condannati. Ma loro NO, hanno spiegato la CIA e l'FBI, hanno chiamato Barack Obama come minimo, e prima di trovare un link funzionante ne ho dovuti provare una decina, che mi hanno risposto tutti che i signori Bacio vogliono spillarci per forza quei cazzo di venti maledetti euro! Ma si può?!

Gene Simmons ha evidentemente deciso di aprire una nuova catena di fast-food macrobiotici perchè l'unto di Mc Donalds (di cui detiene sicuramente metà delle azioni) non va più di moda e gli americani sono obesi. O forse vuole acquistare la Statua della Libertà per dipingegli un mascherone in ghigno e fargli colare delle pratiche capsule di sangue finto sul bavero, le quali sono naturalmente sponsorizzate dalla sua ditta worldwide di accessori da festa di Halloween.

Qualunque sia l'ipotesi, probabilmente il suo banchiere delle Kaiman gli ha sconsigliato di toccare i buoni fruttiferi da un fantastiliardo l'uno perchè se li tieni fermi per un anno gli interessi aumentano, così ha deciso di procurarsi una manciata di liquidi in modi alternativi, e siccome era particolarmente in buona, invece di frustare un'altro artista di fama internazionale per scolpire nel platino l'ennesima action figure di sè stesso ha optato per il mettersi a lavorare e strimpellare qualche canzoncina pseudo inedita.

Così, i Kiss si sono rimessi in studio, standoci per l'esattezza 52,9 minuti, dei quali 42,9 per suonare in presa diretta senza stop tutte le canzoni del disco e dieci per farsi fare un rilassante strip-tease da un'armata di 115 playmates vestite da chicco di caffè (per rimanere in tema con la bevanda consumata nel frattempo, smaterializzata dal Brasile cinque minuti prima e servita calda con aspartame per i sedicenti non-addicted Gene e Paul e con una rosellina di cocaina per tutti gli altri), per poi scappare di corsa dagli studios e trasferire le suddette nelle loro rispettive tenute per un Soffocone Party durato i tre mesi successivi.

Tre mesi nei quali le tre note uscite fuori dai loro bassi a forma di accetta e petti villosi adornati di tutine metallo&paillettes sono state trasformate da una troupe di quindicimila tra fonici, musicisti delle migliori filarmoniche del mondo, presentatori tv, attori, cantanti, puttane etc in SONIC BOOM, aka il disco che ho appena ascoltato (scaricato, e che ho appena sostituito con uno a caso dei Jesus Lizard perchè una volta è bastata e avanzata).

'Modern Day Delilah', la prima traccia, confesso di averla sentita in anteprima su Virgin Radio in uno di quei terribili momenti in cui il mangiacassette della mia auto non funziona perchè nel corso degli anni ci ho spento troppe sigarette dentro da ubriaca pensando che fosse il posacenere.
E mi ero detta: 'senti bellina la nuova canzoncina dei Kiss'.

Ma è proprio quello il problema.
BellINA.
CanzoncINA.

Non stiamo parlando di una band, stiamo parlando di un impero mediatico che non si è ancora comprato un pianeta tutto per sè solo perchè la Nasa non è ancora stata in grado di mandare sonde su marte capaci di replicare la stella sull'occhio di Stanley sul rosso territorio.

Ergo mi domando cosa mi stia a significare questo dischetto stantio, quando ce ne sarà da ballare 'I was made for loving you' fino alle prossime sette ere geologiche.
Gli esponenti della Kiss Army e altro mezzo mondo si vengono nelle mutande alla notizia e non vedono l'ora di andare a regalare altri 120 euro ai mascheratissimi per andare a scapellare ad un altro evento pirotecnico visibile da 190 km di distanza, ma per quanto riguarda me, che in tal senso ho già dato, e che sono restìa ai riciclaggi musicali, me lo sento una volta, me lo godo, e torno per l'appunto ai Jesus Lizard o chissà che altro.
Spendo una parola d'amore per quel grandissimo uomo di Ace Freheley che, per come la vedo io, pur essendo un cane semidecelebrato gli ha dato la paga coi suoi show modesti in cui sputa voce chitarre e whiskey marcio, e ricordo CHI erano i Kiss veri (musicalmente, eh...per quanto riguarda tutto il resto, non si sono smentiti, anzi).

Come Modern Day Delilah sono più o meno tutti gli altri brani, e se dovessi citarne uno particolarmente degno di nota sinceramente non saprei quale pescare, se non chè ho notato che il terzo pezzo, tale 'Never enough', è un plagio clamoroso di 'Nothing but a good time' dei Poison, che, giusto per avvalorare la mia tesi sulla ripetitività, è stata concepita e registrata solo diciannove anni fa.

(ha! ve le volevo postare accanto per farmi dire che avevo ragione ma quei maledetti hanno eliminato pure i brani da youtube! ma vi pregooo
il massimo che ci offre la rete è questo)


Modern Day Delilah



Questo per farvi capire, dopo anni&anni di militanza nell'ambiente, quanto ne ho le palle piene dell'hard rock.

martedì 24 novembre 2009

Devin Towsend Project - Ki (Recensione farcita da tanta sindrome dell'evangelista)

Ho appena letto il primo post di Giulia, la quale per inciso è qui accanto a me priva di sensi che ancora una volta si è addormentata con la faccia nel portatile, e mi sono resa conto di quanto la pretenziosità di quella donna la porti a non considerare la matrice didascalica di questo neonato blogghino.
Voglio dire; il suo operato è meraviglioso, ma in che modo pensa di approcciarsi al grande pubblico parlando di Douglas Pearce e Boyd Rice come se stesse citando Pippo Baudo?
'Catroja, bisogna insegnargli tutto, a questi giovini, che manco sanno ridimensionare un'immagine con paint, per giunta.

Così io mi calo nella mia aspirazione di vate della musicaganzissima(r) e vi metto le carte in tavola con un rimando più casual, tante volte qualche non addetto ai lavori capitasse per sbaglio tra queste scartoffie (come, ad esempio, tutti gli amici neofolkers di Giulia che traboccano di informazione sulla sottocultura e poi non sanno neanche chi cantava negli ac/dc - ogni rimando a persone o cose realmente esistite è da considerarsi puramente casuale).

E mò io recensisco.

Era scontato, che la prima recensione che avrei cagato fuori per questo progettino ancora agli albori sarebbe stata a proposito di uno dei miei supermiti indiscussi.
E visto che per 3/4 sono morti di overdose/spariti in Cambogia/invalidati per obesità (e recensire un qualsiasi album del 1979 mi pareva operazione sterile), mi butto su un personaggio che pare di cose da dire ne abbia ancora qualcuna.

Ok, partiamo dal presupposto che lo amo, lo sposerei nonostante l'estetica discutibile e tutto ciò che esce dai suoi emisferi cerebrali mi giunge ad occhi e orecchiA come oro colato.

Devo raccontare a qualcuno chi è Devin Townsend o chi vive nell'onta di non sapere di chi sto parlando ha voglia di andare immediatamente a cospargersi il capo di ceneri su una qualsiasi wikipedia o ancora meglio su www.hevydevy.com?

Compromesso: io vi do la mia versione dei fatti in chiave riassuntiva e assolutamente non oggettiva tarata dalla mia divinazione nei suoi confronti, e voi andate per contro a farvi un'idea tramite qualche canale più categorico.

Devin Townsend è un cazzo di genio canadese di trentasette anni completamente fuori di cervello.
Per 'fuori di cervello' non intendo semplicemente il solito factotum musicale che vomita progetti su progetti skippando da un genere all'altro come se stesse bevendo il caffè e l'ammazzacaffè, ma ritengo di poter intuire che quell'uomo abbia veramente qualcosa di molto 'ex generis' che gli ronza in testa.
Breve excursus musicale: E' gli Strapping Young Lad, generalmente classificati come death industrial melodic canadian sarcazzo METAL ma realmente non includibili in nessuna classificazione se non una delle band che meglio ha coniugato una violenza sonora inaudita con delle intuizioni concettuali e musicali molto oltre la noiosetta media propinata dal genere.
E' altri sei milioni di gruppi dal 1996 ad oggi, dalla melodica e sperimentale Devin Townsend Band, ai Punky Bruster degli albori (COOKED ON PHONICS è un concept semplicemente geniale che narra di un gruppo death che si da al punk per soldi, che fa vomitare dal naso dal ridere e riesce a spaccare anche discretamente il culo in materia di pàncròc), ai progetti solisti più svariati, su cui non mi addentrerò per evitare di fare le sei a tessere le lodi di Ziltoid The Omniscient come tutti costoro che nella loro vita hanno recensito almeno una volta qualsiasi produzione dell'ottimo Dev.

Nel 2005 mi imbattei in un concerto degli Strapping durante il Gods of Metal; Devin sfoggiava ancora la sua mise da ospite del cottolengo con lunga chioma rossiccia appallottolata in simil dreadlocks laterali laddove il centro della testa denotava l'imperare dell'alopecia androgenetica, e Dio mi fulmini per essere stata una stolida bambina con manie di Losangelismo ed aver guardato spezzoni di concerto da lontano ricoprendo la band di improperi impellente di passare ai concerti mainstream della rassegna.

L'orrendo 2005 - però ci si divertiva tanto

Mangiandomi le mani fino agli avambracci per aver perso in questo modo increscioso forse l'ultima occasione di godere degli SYL dal vivo, pian pianino ho acquisito una coscienza musicale decente e mi sono accorta della potenza di questo personaggio. Mi sono approcciata alla sua discografia ed ho notato una cosa: è un cazzo di egocentrico disturbato mentale.
E ciò è bellissimo.
Moltissimi testi sono palesemente autoreferenziati ad una non indifferente rosa di disturbi della personalità, sia nelle sue manifestazioni drammatiche che in quelle demenziali; e conseguentemente la musica, che passando attraversando death, prog, ambient, siparietti da circo & molto altro ancora segue il fil rouge dell'ansia e del nervosismo, according to una voce pazzesca che si stira tra growling che fanno sbiancare il metalcore e parti melodiche capaci di far emozionare anche un seguace di Burzum qualsiasi.
Perchè in tutto questo Dev, oltre a essere un pò un mostro esteticamente è anche un mostro di musicista, ha una voce me-ra-vi-glio-sa che sa Dio come cazzo sa usare ed è pure un gran bel chitarrista, senza contare che è polistrumentista e suona il 90% della roba che sentiamo nelle sue produzioni.
E fa pure il produttore.

La parentesi riassuntiva si è già trasformata in un papiro.

Facciamo dunque rewind ai giorni nostri, col ritorno sulle piazze di Devin fermo da un pò per motivi introspettivi X; esteticamente si è ripulito e posa placido in fotografie a metà fra il minimalismo e la ridondanza degli orpelli sci-fi che ci ha propinato più di una volta.

E caga fuori questo fantomatico 'Ki'.
Dalla regia ci dicono che è il primo capitolo di una serie di quattro, suddivisi per aree semantiche, dove il primo è introspezione, il secondo è demenza, il terzo è metallo e il quarto è ambient (cito il suo blog, eh).
Ancora una volta sento puzza di autobiografia.
La cosa che mi ha colpita di più è di come oltre ad essersi ripulito di una chioma imbarazzante si sia ripulito anche nei suoni. Continua a propinarci una resa finale a metà la lo strazio più totale e la dolcezza di un bambino, ma cambia i mezzi.
Noto che manca tutto quell'ambaradan di effetti, fischi, fruscii e altri copia&incolla da film dell'orrore vari che rendeva d'impatto molte delle sue cosucce precedenti.
Se ne esce con un mix di acustici melodici che rasentano l'ambient e distorsioni alte come mille lire messe di traverso, eguagliandosi con una voce a tratti tetra e malefica e a tratti simile ad una ninna nanna.
Non c'è mezza nota di Heavy Metal e l'andazzo del disco è di una tranquillità devastante, seppur sempre connotato dall'ansia di fondo.
Credo che i chiodomuniti fanatici della brutalità strappinghiana potrebbero schifarsi davanti a questa strana roba, ma io me lo godo infinitamente perchè ancora una volta Devin è riuscito a fare qualcosa di completamente esterno a tutto il resto della musica conosciuta. Che mi pare abbastanza per chinargli il capo innanzi.
Personalmente, metto la stellina su due brani: Disruptr, dalle tinte chiare quanto un viaggio in una catacomba e connotata di un mordente che forse manca un pò ad altri brani e Trainfire, un bluesettino semigioviale anch'esso spennellato della cosa più nera che vi viene in mente.
Alla fine dei giochi, punteggio pieno perchè è Devin Townsend e alla luce di una conoscenza approfondita del suo operato dico 'CAZZO' ancora una volta, ma non è assolutamente un disco Pret a Porter per tutte le occasioni, e gioca bene il ruolo di ascolto selezionato o prima di andare a letto o come calmante dopo liti violentissime con versamento di sangue e lacrime.
Sono proprio curiosa di vedere come andrà ad evolversi il continuo della serie che ci ha preannunciato negli interventi malati sul suo sitarello.
Vi lascio l'unico brano allegro del disco di cui vi ho parlato pocanzi per convincervi che questo disco potrebbe persino essere divertente.

DEVIN TOWNSEND PROJECT - TRAINFIRE



Comunque, mi piace talmente tanto che ogni tanto guardo le sue foto e riesco quasi a vederlo bello.

Niente di nuovo sul fronte occidentale: ovvero, perchè ho la vaga impressione che Douglas P. ci stia prendendo per il culo

Vi siete mai presi la briga di gettare un occhio alla discografia ufficiale presente sul sito deathinjune.net? Trent'anni di carriera: TRE PAGINE. Una decade per pagina. Una scroll-bar ridotta ai minimi termini. L'uso ed abuso della parola "REISSUE" è secondo solo al leit motiv "tod".
Ma tutto sommato non c'è nulla di cui preoccuparsi oltremodo fino alla parte dedicata all'anno del signore 2007, durante il quale i nostri mettono in commercio un ben chiaro segno di squilibrio mentale.
Il 1987 è stato un anno glorioso per il folk apocalittico. Escono Crowleymass, Against the modern world, durante una mite mattinata di Maggio nasce la sottoscritta. E la poetica di Pearce tocca uno dei suoi massimi vertici, Brown Book. E in effetti è legittimo celebrarne i vent'anni di vita ed innumerevoli ascolti, ma, diamine... cosa mi sta a significare un BOX IN PIETRA?
Due dischi di sublimi ripescaggi contenuti in una specie di freesbe granitico con su inciso il Totenkopf di rito. Vabbene. Buttiamo giù questo delirio di onnipotenza dal peso specifico di 2655 kg al metro cubo. Compriamolo, persino.
Del resto abbiamo ancora le orecchie consumate da Free Tibet, uscito l'anno precedente.
Viene il 2008: vacche magre.
Viene ristampato lo splendido Heaven Sent (titolo elegantemente glissato in questa nuova edizione, che viene pubblicata a nome "Death in June & Boyd Rice" anzichè Scorpion Wind, non si sa mai che a qualcuno possa sorgere qualche dubbio al momento dell'acquisto), due live (uno dei Crisis), All Pigs must die, Kapo!, gli extra di The world that summer e, in caso vi fossero rimaste due monetine da cozzare l'una contro l'altra, un ameno dischetto di cover sul quale è bene sorvolare - o forse passarci sopra col panzer, per rimanere in tema.
Ah, già. Stavo quasi dimenticando quell'apologia del superfluo, quel concentrato di inutilità che è The Rule of Thirds - se lo stavo dimenticando, del resto, un motivo c'è. Che non può dirsi propriamente brutto, ma ho visto certi autistici dondolare con più varietà di quanta non se ne trovi in questo disco.
Giusto per cominciare bene il 2009, ristampano Lesson one: Misanthropy, una raccolta del 1986, che, in caso a qualcuno interessasse, si trova su Discogs ad una ventina di euro. Prendi tre e paghi uno: trovi anche un reperto video della memorabile reunion (RE!) della formazione originale girato con una qualità video talmente bassa che solo Boyd Rice poteva esserne capace. E ai primi 2000 stronzi, una toppa con le insegne (versione 1943, la rarità nella rarità della rarità) della 3rd SS Panzer Division Totenkopf, per attopparvici la mimetica ed andare a rimorchiare le fie brown & grey area allo Shelter.
Oh, pure la carta del booklet è riciclata.
Poi c'è un'altra riedizione remasterizzata re-tutto di Brown Book, "Braun Buch Zwei", che di distacca da quella di due anni prima in ASSOLUTAMENTE NIENTE, se non il fatto che se non sai il tedesco e neanche lo intuisci, sulle prime non ti senti così preso per il culo.
Giusto per non rischiare di confondere le coordinate ai fan pubblicando qualcosa di nuovo, si bissa il live "Black Angel", stavolta in picture disc.

Ma va bene. Del resto sempre di dischi e dvd si tratta, dopo la stele di rosetta del neofolk propinataci nel 2007 tutto appare estremamente normale.
E la mia vita prosegue tranquilla fino a stamattina, quando, dopo aver fatto una serie di cose intelligenti quali ponderare l'idea di unirmi alla Partridge Family, m'imbatto nella pagina facebook del mio gruppo del cuore, ovverosia i Death In June.
E cosa vedo? In data 17 Novembre si annuncia che la Neuropa Records riceve i pre-ordini per il doppio SYMBOLS & CLOUDS.
I polpastrelli delle mie dita s'animano di volontà autonoma e mi costringono a lasciare seduta stante il commento: "ANOTHER BOX?!", poi apro il link in questione.
Il materiale squisitamente musicale non mi sconvolge più del dovuto, si tratta di un minestrone del periodo "But what ends when the symbols shatter?" e "Roseclouds of holocaust", più un secondo disco di rimaneggiamenti in salsa "totenpop" (?) di quindici pezzi del periodo e bona.
Ma il corollario, oh, il corollario... è talmente assurdo che credo dovrò procedere per punti. Non posso affrontare tutto questo in una volta sola

a) Nel 1979 qualcuno si stupì del fatto che John Lydon avesse cacciato i tre 12'' componenti il leggendario Metal Box dentro una (coerente) pizza di metallo.
Nel 2009 qualcuno (io) strabuzza gli occhi davanti alla pacchianata che mi trovo innanzi. Ma qui siamo oltre. Oltre tutte le droghe che poteva aver assunto Lydon, oltre la pietra che celava la ristampa di Brown Book nel 2007, oltre il buon gusto.
Immaginatevi una croce celtica (ivi battezzata "Euro Cross") al centro della quale, al posto dell'intersecarsi dei bracci, trovate il faccione di Douglas che digrigna i denti dietro la maschera. Il tutto in stealite e un altro tipo di marmo che non sono ben riuscita ad definire.
Ma dio santissimo, che ci devo fare con 'sta roba, ascoltarla o sostituire il pavimento del bagno degli ospiti? Ma cosa c'hanno, una convenzione con Edil Marmi di Pietrasanta?

b) Una toppa camouflage per intopparvici il doppiopetto (sulla mimetica non spicca abbastanza) ed andare a rimorchiare le fie brown&grey area allo Shelter

c) Quattro information cards (????) con rarissime foto dell'epoca (tipo: Tibet e Rose McDowall vanno in lavanderia) da mostrare alle fie brown&grey area rimorchiate allo Shelter, versione brown&grey area della più prosaica collezione di francobolli

d) QUATTRO CAZZO DI CIONDOLI A FORMA DI RUNA da regalare alle fie brown&grey area rimorchiate allo Shelter

Bello, eh? Tutto 'sto ambaradan è riservato alle venti carte di credito più veloci del west, per la modica cifra di OTTANTA EURO - ai quali aggiungere i 12 euro di entrata allo Shelter, nel caso aveste ponderato la prospettiva di rimediare il materiale necessario al rimorchio di fie brown&grey area.
L'unica conclusione alla quale la mia giovane mente riesce ad approdare è che Douglas abbia un disperato bisogno di soldi. La cassiera del Tesco deve avergli detto che la carta di credito risponde "Heilige tod!" al tentativo di pagamento.

PS. Chiaramente essendo io talmente sconsiderata da aver speso un centinaio di euro per trasformarmi in una specie di bovino neofolk marchiandomi l'avambraccio con un bel tatuaggio echeggiante i ben noti campi di colza, non vedo perchè non dovrei spenderne 80 in questa operazione commerciale di pessima fattura. Qualcuno me lo impedisca, vi prego.

TENERE IL MAILORDER DELLA NEUROPA RECORDS FUORI DALLA PORTATA DEI BAMBINI.

E per il prossimo anno, una divertente proposta di reissue dello storco Music, Martinis and Misanthropy


No Mor Iros, ènimor perdavvero.

Fatti una domanda e datti una risposta:
Perchè?
Boh.
Ma sostanzialmente, un senso c' è, solo che, come consueto nel nostro stile, è troppo difficile da raccontare in un numero di righe che vada sotto le sette cifre.
Ci conoscete tutti, e sapete benissimo che...

GNUBBY - ...ma non è detto che ci conoscano tutti...
GIULIA - Non farti prendere dalle crisi di onnipotenza, è palese che se qualcuno ci sta leggendo si tratta di quei quattro disadattati dei nostri amici.

nsomma; ci conoscete tutti...

GIULIA - In effetti, hai fatto sorgere in me il dubbio che esista una remotissima possibilità che qualche sconosciuto capiti tra queste pagine. Indi per cui mi sembra legittimo far sapere a questo fantomatico Signor Rossi capitato qui digitando XXX su Gùgol con quante tonnellate di caso umano di sta per rapportare. Non trovi, socia?
GNUBBY - Trovo. Autobiografia referenziata? Let's go.

DE GIULIAE ET GNUBBAE ELOQUENTIA

Momentaneamente, trattasi di due organismi non scindibili.
Il Giano Bifronte che avete davanti si generò nel marzo 2007, dall'unione dei corpi e delle menti di Giulia Mengozzi e Gnubby Rockett (che chiaramente non risponde anagraficamente a questo nome ma mantiene l'anonimato sulla pubblica piazza circa dalla scuola media e non ha intenzione di variare proprio adesso questa abitudine, soprattutto considerato che da quando c'è facebook la carta d'identità è un problema relativo).
Vi starete chiedendo: unione dei corpi? Siamo capitati su un sito lesbo bdsm e non ce ne siamo accorti?
No, cari i miei neonazi omofobi impazienti di fare una denuncia alla polizia postale, niente di tutto questo. Trattasi infatti di un'unione fisica nel senso più ampio del termine; geografica, nella fattispecie.
In quel maGGico giorno di Marzo, infatti, ci incontrammo per le vie della città di Milano, dove entrambe eravamo emigrate poco tempo prima dai nostri borghi natii in cerca di fortuna; dopo un quarto d'ora di conversazione random su massimi sistemi (diete, futuro, cazzo, gli unici tre argomenti di cui generalmente parliamo tutt'oggi, oltre che di musica), decidemmo che eravamo fatte l'una per l'altra.
Caso vuole che Gnubby stesse dolorosamente cercando una pulzella di belle aspettative per condividere il suo nuovo tugurio mediolanense, e Giulia, al contempo, fosse ben propensa a eliminare la propria ingombrante presenza da un appartamentucolo in una zona bene.
Da questo punto si sviluppa la saga della catastrofica convivenza in Via V. (pràivasi).
Sorvolando sulle mille divertentissime vicende private che hanno reso la nostra esistenza più avvincente di una sit-com, il succo della faccenda è che il sodalizio è stato reso negli anni indissolubile a dispetto del fatto che nutriamo la più profonda reciproca idiosincrasia l'una nei confronti dei gusti musicali dell'altra (e voi direte: embè? No. La cultura musicale di una persona è alla base del nostro giudizio su di essa, ricordatevelo ben benino).

Tutto era partito da litigi mattutini a proposito di se fare la nostra sessione di addominali sui Faster Pussycat o sui Joy Division (e non sforzatevi di immaginarci in pigiama che contraiamo le nostre sferiche panciotte a ritmo di Babylon o Isolation), ma nel corso dei secoli abbiamo deciso che non necessariamente le divergenze debbano essere un problema, e la soluzione finale a tutto questo è proprio il sitarello che state leggendo.

Essendo lo scopo primo dell'esistenza di entrambe L'ONNISCENZA MUSICALE (oltre che, in secondo piano, costruirsi un futuro, trovare un fidanzato, e altre cazzate di questo tipo), ci siamo chieste se unire le nostre malefiche menti non potesse essere un passo in avanti verso questo ancora lontano e rarefatto traguardo.
Ovviamente, parlare di musica è il nostro hobby preferito, ma ciò non toglie che sia soltanto un mero veicolo per professare la nostra
incredibile
estenuante
dilagante
assassina
LOGORREA.

Sicchè, benvenuti o voi che entrate negli anfratti del nostro ennesimo progetto che andrà a finire in una palla di fumo.
Che, visto che sprechiamo la nostra esistenza dietro a manoscritti a due menti a proposito del niente, tanto vale, per una volta, fare la stessa, inutile azione in merito a qualcosa di più succoso, o almeno far convergere tutti i nostri sforzi in un contenitore apposito che per lo meno il giorno che decidiamo che tutto ciò è imbarazzante possiamo premere un solo tasto delete, invece di andare in giro per tutti i social network del mondo conosciuto a reperire le tracce da noi lasciate nel corso della storia.

p.s.: il nome lo abbiamo deciso perchè 'No more heroes' degli Stranglers è la canzone più bella della storia ed una delle poche che davvero ci accomunano, l'altra era 'Swastika Eyes' dei Primal Scream ma non ci sembrava il caso.

Pikkolo tenero post di profa

pikkolo tenero post di profa.