giovedì 1 aprile 2010

Les Claypool live @ Alcatraz / Estragon, Milano / Bologna

Si, è vero, scusate. Siamo sparite. Sparitissime.
Ed è un peccato perchè ultimamente ne abbiamo viste di tutti i colori. Concerti underground assurdi, gruppi nuovi notevolessimi, 10 giorni a Berlino densi di mirabolanti avventure.

Ma adesso, personalmente, tutte le belle cose che volevo dirvi sono state spazzate via da un unico evento, il mio più enorme sogno da quando ero poco più che bambina diventato realtà, un avvenimento musicale che nel mio caso confluisce nella più totale divinazione, e vi consiglio di mettervi estremamente comodi perchè sento che sto per scrivere un libro.

L'ho visto, l'ho toccato, L'HO SENTITO.

Ce l'ho fatta signori&signore, anch'io posso dire di aver provato quell'esperienza ultraterrena che è un concerto di LES CLAYPOOL.

- Preambolo: cosa significa per me Les Claypool (brevemente) (forse) -

C'erano una volta i Primus, ed erano il mio gruppo preferito. Per farvi capire quanto il mio amore sia forte e durevole da anni nei loro confronti, vorrei semplicemente mostrarvi le pagine dei miei diari dalle medie in poi, ma siccome che al momento questi sono archiviati a circa 380 km da dove mi trovo ora, vi ho improvvisato un piccolo schema grafico di come essi han figurato nel corso della storia:
Partiamo dagli inizi. Premesso che la mia vita finirà ufficialmente per perdita di scopo il giorno che riuscirò a beccare una reunion dei Primus (possibilmente con Tim Alexander alla batteria, senza nulla togliere all'ottimissimo Brain), quando ho letto alcuni mesi fa che in occasione dell'uscita di 'Of fungi and foe' il Maestro sarebbe venuto a Milano ho avuto un travaso di bile, un crepacuore, un ischemia e vari altri attacchi fisici dolorosissimi.
Ed ecco che, il giorno 11 marzo, mi sono svegliata con il solito subbuglio di stomaco che si confa ai concerti di Grandissima Portata Emotiva (ricordo ancora con affetto l'incapacità di ingurgitare cibi mista 12 sigarette e 8 birre all'ora che mi colse entrambe le giornate che andai a vedere i Faith No More).
Dopo aver raccolto amici pisani in stazione ed aver in verità pranzato (ahimè quando c'è la pisanità di mezzo in un modo o nell'altro va sempre a finire che si cancella ogni anoressia di sorta), ci rechiamo nei pressi della R'n'r radio sapendo che potremmo fare incontri paranormali del terzo tipo. Senza deludere le nostre aspettative, dopo alcuni minuti di ANSIA TOTALE in cui sfodero tutto il mio talento di fan-girl isterica e di tabagista incallita, un taxi abbandona sul bordo del marciapiede antistante la più alta delle divinità olimpiche sotto forma di un bislacco uomo sui 45 dall'altezza inaspettatamente oltre la media e dall'abbigliamento bizzarro, LES CLAYPOOL, da El Sobrante con affetto, che ci passa accanto tranquillo e pacato senza accorgersi che una povera ragazzetta a pochi metri da lui sta avendo un deficit di ossigeno e sangue al cervello generando un simpatico evento di autocombustione del bel mezzo della città di Milano.


Non esce una parola una dalla mia bocca, e dopo poco riusciamo a ribeccarlo per un breve saluto in cui l'apocalittica scena del mio autismo venerativo si ripete tale e quale, tant'è che per strappargli una foto assieme devo fare affidamento sulle corde vocali dei miei accompagnatori perchè le mie continuano a funzionare poco e male.
Son fatta così ragazzi, mi emoziono con poco, e Lui è il mio Dio da quando sono piccina così, ed è sicuramente il personaggio che per più tempo ho aspettato di incontrare e sentire dal vivo tra tutti quelli che ho visto e sentito da quando son bimbetta.


(notare l'espressione di violenta felicità sul mio volto)

In ogni caso, il vero momentodipurogodimento non è certo stato averlo a 50 cm di distanza che incontrava qualche fan parlando con quella sua voce da cartone animato (è stupenda, favolosa, parla come canta anche nella realtà), bensì naturalmente andare qualche ora dopo all'alcatraz a incantarmi sui prodigi paranormali che lui e i suoi fedeli sono in grado di creare su un palco.

Anzitutto, devo assolutamente spendere alcune parole sul gruppo di supporto, gli HOT HEAD SHOW: un gruppo di pischelli praticamente neonato che pare sia capitanato dal figlio di Stewart Copeland in incognito alla voce, e con questo ho già detto parecchio a riguardo.
Dio solo sa quanto mi sono inflippata con questo terzetto dal momento che li ho sentiti: un rock jazzeggiato e ricolmo di influenze diviso tra Claypool, Zappa e Mr.Bungle, suonato da sti sbarbi inglesi vestiti da imbecilli che naturalmente appena prendono gli strumenti in mano fanno zittire tutte le malelingue sotto il palco.
Che Les Claypool avrebbe scelto come supporto un gruppo musicalmente perfetto non lo metteva in dubbio nessuno, ma non sono stata l'unica a rimanere veramente sorpresa dalla bravura di questi tizi, il cui CD promo a 5 euro è infatti andato a ruba dopo il concerto. Controtempi e passaggi in levare come se piovessero, misti ad un tocco demenziale affine alle influenze citate che rende il tutto più divertente e bambinesco, belli, ci sono piaciuti e li consiglio caldamente a tutti anche se hanno pochi punti di riferimento sulla rete (c'è comunque il loro Myspace).

Finito il loro show, anche piuttosto lungo per essere tre semi-sconosciuti di supporto ad un Grande (ma nessuno si è lamentato di ciò, anzi), parte un delizioso dj-set di sigle di cartoni animati vintage che ci mette oltremodo nel mood di avvicinarci al disneyano Les, e poco dopo inizia a fare la sua entrata sul palco la band.
Violoncellista, batterista e rumorista (xilofono/vibrafono/percussioni/synth) si approcciano agli strumenti con bislacche maschere plasticose (le stesse del video di Red State Girl), per cui non si vedono i loro sguardi ma se si vedessero direbbero sicuramente 'cari musicisti in sala preparatevi a buttare via i vostri strumenti e impiegarvi alle poste per il resto dei vostri giorni', con una salvifica eccezione per gli inflazionati chitarristi ma solo perchè Les a questo giro ha deciso di non avvalersi di tale banalissimo strumento.

Così entra pure Les, e le due ore a seguire si trasformano nella cosa più sorprendente che un essere umano possa vedere e SENTIRE nella propria vita.

Io credo che ogni persona che ascolta musica dovrebbe avere diritto ad un biglietto gratuito per un concerto del genere. Non dico che debba piacere a chiunque, e non dico nemmeno che debba necessariamente colpire, nel maGGico calderone dell'arte del suonare, la dovizia tecnica, tanto più che sono la prima a trovare fantastica una serie di gruppi che han fatto milioni di dischi pestando a caso corde a vuoto, ma cotanta BRAVURA mista a contante follia, originalità e anti-accademismo non possono non lasciare basito chiunque abbia un minimo di conoscenza musicale o anche solo dei piedi attaccati alle gambe da far vivere di vita propria alle prime note della sezione ritmica più ritmica che abbia visto nella mia vita.

Il concerto è diviso in 'aree semantiche' in base al cambio di strumenti di Les, e la prima di esse è capitanata dal vecchio Carl Thompson con cui azzera tutti i bassisti del mondo con un repertorio mellow e rilassato contraddistinto dal tapping distorto delle sue ultime fatiche. Il bello deve ancora venire ma già i primi 5-6 brani dimostrano che quest'uomo è la divinità suprema del concetto di ritmo, con le zampette di tutto l'audience che iniziano a tippettare sul canyon di suono generato dalle 4 corde del nostro amato e dell'incredibile maestria dei due pestatori di cui si avvale.
Giusto per non saper nè leggere nè scrivere, seppur la scaletta sia studiata come un crescendo già al secondo brano Les fa strappare diversi toupè con una bella 'Duchess and the proverbial mind spread', direttamente da Brown Album dei Primus, e io, naturalmente, perdo i primi dieci anni di vita.
Les sciorina la sua imbattibilità di musicista e artista con uno spirito sommesso e cartooniano, ben lontano dall'egocentrismo della gran parte dei Maestri della musica ma non per questo privo di personalità, anzi. Se ne sta buonino dal suo lato del palco, zompettando con il suo tipico passo da gallina della Pixar e lasciando ampissimo spazio alle evoluzioni sonore degli altri 3 mascherati, dando talvolta persino le spalle volgendo al muro il naso aguzzo puntellato dagli immancabili occhiali da saldatore retrò e incorniciato dalla bombetta nera.

Dopodichè, il primo cambio strumento porta sul palco il contrabbasso, e anche lì ne accadono di tutti i colori. Non si capisce se le sue azioni siano talmente studiate da sembrare follie spontanee o se scazzi completamente dall'inizio alla fine, fatto sta che pesta, percuote, sbatte con dita archetti e bacchette di ogni fattura, mentre il restante trio non si fa lasciare indietro e si prodiga in favolose interpretazioni, prima tra tutte la sostituzione di tutti i riff e gli assoli di chitarra con il violoncello (mostro di nulla).

Ad un certo punto, il nostro eroe scompare per una dozzina di minuti dal palco e da spazio ad un recital di mostruosità musicale (in senso buono, Cristo), che vede come protagonisti un batterista ma soprattutto un rumorista in pienissima forma, con un assolo combinato in cui la capacità ritmica abusa degli strumenti in ogni maniera possibile immaginabile, con picchi di follia quali il suonare uno xilofono pestandolo con un tom pestato a sua volta da una bacchetta e cose così. Altri dieci anni di vita in meno, per me.
E dopo aver lasciato ai suoi scagnozzi il momento di gloria, Les riappare mascherato da scimmione con una provetta interpretazione teatrale in cui quel maledetto simil-contrabbasso monocorda che ha un nome tecnico che non mi ricordo mai riveste il ruolo di ascia assassina con cui il goril-les compie altri formidabili prodigi musicali.

La trafila di cambi di outfit e strumenti continua e si passa da quelli che io e Buzz abbiamo amorevolmente definito Bassenjo (banjo basso) e Dobrasso (dobro basso), con un momento di totale felicità del pubblico nell'esecuzione di una commovente Southbound Pachiderm dei Primus. Ancora -10 anni da vivere per me.
Uno sconosciuto vicino di concerto intento nella produzione ciclica di materiale da assassinio di cellule nervose mi delizia con una lauta offerta di Thc (di OTTIMA qualità tra l'altro...grazie vicino di concerto, chiunque tu fossi), cosicchè io cada in uno stato di simil-trance allucinogena fomentata dai ritmi del nostro amato che si fanno più incalzanti di canzone in canzone.



Mi passano nella mente bolle colorate e flussi di silly putty intermezzati da personaggi della Disney, e mi viene in mente quando mi fumavo le prime canne della mia vita ascoltando Brown Album col mio amico di una vita Gino, coronando il momento commozione con una telefonata al suddetto in cui produco solo suoni di felicità e lascio poi parlare gli amplificatori tutto intorno.
Sul finale mi rendo conto che ho un sorriso da orecchio a orecchio stampato sulla faccia e come me tutto il pubblico che mi circonda. E' il momento in cui Les riprende in mano il Carl Thompson e ne violenta finalmente le corde come solo Lui sa fare, dando vita ad una trafila di slep fotonici che fanno tremare il palco e lasciare attoniti gli astanti, amalgamando assoli di diverse sue produzioni e improvvisazioni inedite capaci di mandare in terapia psichiatrica qualsiasi suonatore di basso.
Con i suoi leggendari suoni metallici, chiude il concerto e ci manda a casa in stato di shock.
Nelle seguenti ore, passate a cazzeggiare per le gelide vie di Milano, io e i miei prodi non riusciamo a smettere di ripetere a disco rotto quanto questo concerto sia stato il migliore della nostra esistenza. Ma solo perchè il giorno dopo deve ancora venire.
Dopo un sonno di ore iniziato intorno alle cinque del mattino e concluso ad un'ora X del pomeriggio, mi approccio a facebook e leggo tra le prime cose dell'imminente partenza di altri amici pisani ancora alla volta di Bologna per andare a godere del medesimo momento di nirvana. Rifletto su vari fattori, primo tra i quali lo sciopero delle dannate Ferrovie dello Stato, e dopo un'attenta meditazione decido che VAFFANCULO contro tutto e tutti DEVO farlo di nuovo. E così è: alle otto sono alla stazione di Bologna, alle otto e un quarto sull'autobus n.25 dove un vecchio siciliano bavoso continua a dirmi che stasera se lo menerà due volte pensandomi (?!??!?) e alle nove sono di nuovo a saltellare sui favolosi Hot Head Show, in attesa di riprovare quelle favolose sensazioni. E gli ennesimi 30 euro in meno nel portafoglio si rivelano un'ottima spesa perchè non solo la scaletta è ben variata dalla sera prima (Fisticuffs da Brown Album come seconda canzone, e già questo basta a farmi perdere gli ennesimi 10 anni di vita), ma ad un certo punto accade il seguente, meraviglioso episodio.

Les Claypool spende alcune parole a proposito del gruppo che lo ha ispirato maggiormente e tutti capiamo al volo che sta parlando dei Rush (amen).
Parla di un brano e del fatto che nonostante tutto si è accorto che pure lui fa fatica a suonare in maniera ottimale cotanta perfezione.
In quel nanosecondo che mi divide dall'attacco penso banalmente a una YYZ o una ancor più sputtanata Tom Sawyer, e invece il magico violoncello approccia un intro, QUELL'INTRO, p***o D*o, l'intro della mia canzone preferita in assoluto dei Rush e tutto sommato una delle mie canzoni preferite in assoluto di sempre, 'The Spirit of the Radio'...credo che i miei vicini di concerto abbiano temuto seriamente per la loro salute dopo la reazione che tutto ciò ha scatenato in me...avevo sempre detto che il concerto oggettivamente migliore della mia vita era stato appunto quello dei Rush nel 2004, e dal giorno prima avevo detto che assieme a quello c'era stato quello di Les Claypool...ma dopo aver sentito lo spirito della radio reinterpretata da Les Claypool, ho cancellato ogni dubbio di sorta su quale sia stato il momento più alto della mia ormai ben lunga carriera di frequentatrice di concerti...

E con questo non ho nient'altro da dire, o meglio, potrei chiamare la mondadori e accordarmi per la pubblicazione di un manuale guida alla fruizione di un concerto di Les Claypool ma ahimè ho cose più noiose da fare nella vita e probabilmente anche voi, quindi abbozzo qui questo scampolo di profezia del mio personale Vangelo di una vita e vi invito le persone inferiori che non l'abbiano mai fatto ad approcciarsi al magico mondo di questo personaggio sovraumano.

Cristo, se Les Claypool si candidasse davvero a presidente degli Stati Uniti, se si facesse curare la campagna dalla sottoscritta vincerebbe sicuramente le elezioni.

3 commenti:

  1. Caspita che pezzo! Finalmente qualcosa di sensato da leggere su una data del tour di Les.
    Beh, cara, io ero in partenza per Bologna per assistere al concerto, avendo già in tasca il biglietto da circa 5 mesi e la prenotazione d'albergo.
    Mia figlia ha deciso di svegliarsi con una violenta varicella...e addio ai suonatori, è proprio il caso di dirlo.
    Beh, ho trovato qualcosa di bello da leggere, non le solite banalità. Ed è pure un sacco di roba.
    Tornerò a finire di leggere.
    Nel frattempo, fortunatissima per ciò che hai ottenuto!
    D.

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  2. Eh sì, l'avevo minacciato esplicitamente che sarebbe stato un libro no? L'occasione lo richiedeva. Lieta di aver tamponato un minimo la tua mancanza al concerto :)

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  3. Bello il tuo articolo ,

    mi ci sono immedesimato , anche io prego sempre in una reunion , con tim alexander o anche il buon brain , che vidi anni or sono al " teste vuote festival " sito in cui beccai ettolitri di pioggia sulla testa.

    Vederle E sentire suonare Les e' una scossa che ti passa nella schiena ed e' difficilmente dimenticabile( la prima volta nel 91 a "arena metroplis a torino" )

    good music forever , Ivano

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