sabato 26 dicembre 2009

The Zen Circus live @ Baraonda (Ms) - Natale con gli Zen Circus!

Tutto avrei immaginato nella mia esistenza tranne che, alla veneranda età di anni 22 e alla MINIMOMINIMO trentesima partecipazione ad un concerto degli Zen Circus, mi sarei potuta commuovere a vedere i suddetti su un palco.
Qualche tempo fa, al nord, avevo beccato un crogiuolo di quagliette sine coscienza musicale che chiocciavano sul nome dell'ormai celeberrimo trio, parlandone più o meno come io parlo di Mike Patton o di Les Claypool. Quando mi ero pronunziata in merito, raccontando di come gli Zen abbiano accompagnato la mia crescita per motivi di concittadinanza e frequentazione degli stessi posti (anche perchè gli unici), le bimbelle in questione sfoderarono un fan-delirium che non vedevo da diverso tempo, dilettandosi in affermazioni del tipo 'ma se noi ti diamo una maglietta ce la porti autografata?', 'ma tu li conosci di persona? ma che tipi sono?', e via dicendo.
E' stato pazzesco. Perchè gli Zen Circus nella mia testa sono gli Zen ebbasta, e sono tre briai coi capelli unti che si prodigano nell'arte di suonare abusivamente di pomeriggio nelle piazzette varie di Pisa con strumenti acustici e mezzi dozzinali, inneggiando a questa strana entità che chiamano folk punk e facendo da colonna sonora alle prime birre da poche mila-lire dei ragazzetti della città.
Questa è all'incirca la descrizione dei miei tredicianni, momento in cui acquistai il clamoroso 'About Thieves, Farmers, Tramps And Policemen', che era un foglino ripiegato in due con sopra stampato l'Appino vestito da sbirro & altre amenità.
Posto il fatto che io non avessi idea di chi erano i Violent Femmes e quindi non mi accorgessi della VAGHISSIMA ripresa dei loro concetti musicali da parte degli Zen, 4-5 di quei pezzi tutti belli strimpellati e semplicioni erano diventati la colonna sonora dei miei pomeriggi, in concomitanza con la mia partner-in-crime di una vita Livia, e ogni volta che i nostri eroi suonavano in città ci scoppiava il cuore di gioia ed accorrevamo fedelissime a far parte di quelle venti persone che ne erano il pubblico.
Ecco. Poi nel corso degli anni, miGLIoni e miGLIoni di avvenimenti, tra i quali, da parte mia, crescere, scoprire il metallo, abituarmi alla birra senza vomitare ogni volta, farmi i primi fidanzatini, prendere la patente, eccetra eccetra. E da parte degli Zen, uhm, cambiare nome in Zen Circus, cambiare batterista, fare 5-6 (7?) dischi, diventare famosi, suonare con Brian Richie dei famosi Violent Femmes, scoprire le amplificazioni e le distorsioni, andare su mtv, finire in compertina sul Mucchio Selvaggio eccetra eccetra.
Così pian pianino noi abbiamo sdoganato il mito degli Zen come miti inarrivabili in quanto 'grandi' a suon di aperitivi alla tazza d'oro e abbiamo smesso di cagarli perchè hanno iniziato a suonare su dei palchi veri anzichè i selciati casuali di un tempo.
Qualche anno fa andai a vederli a Rebeldia con Brian Richie e all'entrata la punkabbestia puciosa del caso mi chiese i cinqu'euri dovuti per l'evento. Trovai clamoroso il fatto di pagare per vedere gli Zen Circus (a Rebeldia, poi...).
Poi pian pianino i loro concerti son diventati sempre più trendy, coi nerd della scena indie italiana che le san tutte a memoria.
Per nerd della scena indie intendo, uhm, non quell'indie fashion da ciao vado al plastic, no, intendo quello col capello scomposto e la camicia da boscajolo, e gli occhiali con la montatura spessa, ci mancherebbe, e e e un atteggiamento da intelletuale di sinistra moderata misto non so nemmeno che forma abbia una figa, col tascapane a tracolla pieno di numeri del manifesto e del mucchio selvaggio, tabacco e cartine e una simpatia verso le luci della centrale elettrica (un giorno, poi, scriverò un capitolo su quanto io trovi ributtante il signor Luci della centrale elettrica).
La maglietta del gruppo, di norma, è dei Pixies.
Fatto sta che gli Zen ormai scalano le hit parade, fanno i bagni nelle jacuzzi, hanno sette groupie a sera e si sono raffinati un casino, e ve lo giuro, agli esordi stradajoli erano dei marci di proporzioni cosmiche ed è per questo che noi li amavamo, perchè sid vicious era morto e anche se fosse stato vivo di sicuro non l'avremmo visto suonare in largo Ciro Menotti.
Morale della favola, ieri al Baraonda si è festeggiato il consueto Natale con gli Zen Circus, e gli Zen Circus in questione hanno suonato in acustico. Ciò significa che hanno scremato dal repertorio tutti gli episodi di bagnamento cantautoriale di figa minorenne e ci hanno ri-offerto dopo eoni alcuni dei pezzoni del tempo che fu. Così, vedevi i fanz della domenica (ah ah) esaltati su 'figlio di puttana' e io e livia che ci esaltavamo invece da sole gridando UNO MEXICANO CHE ME PUERTA DA TRINCAR/UNO BOLIVIANO CON LA CHICA CHE ME PAR, e devo ammettere che tutto questo m'ha un pò commUOVUTA nonchè fatta sentire vecchia.
Come ha detto Ufo ieri sera, 'l'ho conosciuta che era una pischellina e adesso si laurea', con la mia risposta 'e te invece c'hai quarantasett'anni e stai per accendere un minicicciolo'.

Oh, a questo giro sono stata autobiografica e romantica, lo so, ma mi ci andava di omaggiare con tutto l'orgoglio patriottico un gruppo che seguo veramente da diversi anni.

Ah, altra parentesi uber-nostalgica: non ho accennato al fatto che tutto ciò sia avvenuto all'interno del leggendario BARAONDA di Cinquale - Massa!
Per chi non lo sapesse, il baraonda è stato il teatro dei diciassett'anni di tre quarti di toscani, ha visto il vomito un pò di chiunque, e un pò chiunque ha visto i suoi bagni, che coincidono, anzi, superano il concetto di vomito. Tutti almeno una volta siamo inciampati nelle sue mattonelle scostate mentre ballavamo ubriachi, e sono stata quasi rassicurata nel vedere che seppur dicano da dieci anni circa che lo devono rimodernare sia ancora la stessa identica schifezza di quando ci andavo io. Saran stati 3 anni & oltre che non ci mettevo piede.
E il giorno prima, con Ruben, avevamo ipotizzato la playlist del dopoconcerto cui saremmo andati incontro, ed è stato incredibile notare come sia sempre la stessa da quei buoni 5 anni fa ('non ci posso credere, stanno davvero mettendo tanz der mussolini di nuovo', cit.).

Serata favolosa, Zen acustici favolosi come non erano favolosi da anni, branchi di gente, Baraonda pingue e compagnia gradita.
A parte che a fine serata non ho salutato nessuno perchè gli Zen mi han messa in fuga minacciando di tirarmi un minicicciolo addosso.
Ah, che bella cosa i padri spirituali.

(io ODIO i miniciccioli!)



folk punk-ro-ckers! folk punk ro-ckers!

venerdì 25 dicembre 2009

La playlist di Natale per festeggiuare tutti assieme il giorno più di cattivo gusto dell'anno

SIA CHIARISSIMA UNA COSA.
Non ho minimamente intenzione di fare gliu auguri di Natale ai lettori del blog, non voglio festeggiare la nascita di alcun Cristo (noi fedelissimi dell'amico Satanasso festeggiamo solo il venerdì santo, ahah), non voglio babbi natali e nevi finte svolazzare nel mio immaginario nè alcuna americanata di questo tipo.
Questa è solo una mossa commerciale, e una scusa per metter penna sul blog che giace abbandonato da cvalche giorno.
Io e la mia compagna di (s)venture ci siamo infatti dolorosamente separate per le vacanze da ormai una settimanella, lasciando Milano rock city giusto in tempo per non fare nel ghiaccio la fine che i pompeiani fecero nella lava. Così, ella è dispersa nella riviera romagnola a rotolarsi nelle piadine di Natale, ed io son qua al mio amato e pulcioso ovile toscano a fare incetta di lipidi con la nonna e di superalcoolici con gli amiciquelliveriquellidiuntempo, dedicando le mie giornare all'inutilità, allo sfacelo e a quelle conversazioni così volgari e camioniste che puoi fare solo coi tuoi amici intimissimi e soprattutto toscani (gli altri o non capirebbero o correrebbero a tuffarsi nell'acqua santa chiedendo perdono per tutti i loro peccati, in mezz'ora a un tavolino con me, lirbs e zillo si consumano più disquisizioni di cazzi in culo che al festival della pornografia anale).

E insomma, tornando alla musica: vi ho preparato la pleilistina di natale.
Le canzoni di natale, per inciso, sono quanto di più ributtante esista in questo dannato mondo, esattamente come il natale stesso, per cui ho selezionato quelle poche che mi parevano decenti nel vasto mondo di produzioni che ha visto come protagonisti copiosi tra i nostri idoli.
Mh, evitati i Ramones e gli Iron Maiden del caso che direi ci esCHIno anche dalle orecchia, queste son le prime che mi son venute in mente e sono riuscita a raccattare in giro per la (innevata) rete. Engioi.



FEAR - FUCK CHRISTMAS

Classicone che ci ricorda
a) quanto brutto è il Natale
b) quanto, in questo periodo, tutto ciò che abbia il suffisso -core vada di moda e appaja ganzissimo agli occhi di tutti, noi comprese.


BRIAN SETZER - JINGLE BELLS

Questa volevo dedicarla a tutti gli amici nerdoni musicali con gli occhiali con la montatura spessa che ascoltano i Neurosis: quando voi, nell'estate del 2008, eravate al Mamamia di Senigallia al concerto dei suddetti a farvi i seghini, io, lo sapete dov'ero? A Senigallia pur'io, ad un chilometro da voi, ma al cospetto di Brian Setzer a vedere uno dei concerti più clamorosi del mondo...e non me ne pento minimamente! Siete solo dei grandissimi pippajoli ed un giorno il rocchenrol vi inghiottirà :D
(ormai, i segomani neurosiani sono diventati parte integrante di questo blog. dovrei crearci un personaggio per i prossimi fumetti)


THE ZEN CIRCUS - CANZONE DI NATALE

Qui viene il momento pubblicità occulta patriottismo & tazza d'oro.
Che poi voglio dire, se un tempo erano tre beceri che copiavano i Violent Femmes suonando abusivamente nelle piazzette della città, adesso han fatto più quattrini dei Violent Femmes stessi e hanno bisogno di meno presentazioni della Brian Setzer Orchestra, sicchè non dico nulla e vi lascio a questo geniale e un pochino commovente brano nataliziuo.
P.s.: stasera ricchi premi e cotillons al consueto appuntamento di Natale con gli Zen Circus. Baraonda a Cinquale (Massa), accorrete numerosi, noi ci saremo.


CUNTHUNT 777 - CHRISTMAS ANTHEM

Una canzoncina per palati fini per rendere più grind il vostro borioso pranzo coi parenti.

WEEZER - OH COME ALL YE FAITHFUL

SI, LO AMMETTO; MI PIACCIONO I WEEZER. e allora?!?

Godetene, figliuoli. Baci&abbracci, auguri di Natale, salutate a casa e soprattutto, mangiate, ubriacatevi e bestemmiate come se non ci fosse un domani.

mercoledì 16 dicembre 2009

Callisto live @ Magnolia

E così, sono riuscita per nientepopodimeno che la seconda volta in una settimana a convincere Giulia a venire ad un concerto da me consigliato e addirittura a farglielo piacere.
Stiamo facendo progressi. In questo periodo di mio ampio autoinculcamento di sludge et similia, culmine di una fase musicale della mia vita in cui sono riuscita dopo anni a capire che dal 1990 ad oggi hanno fatto altra musica buona oltre ai Faith no more, i Primus e i Gamma Ray, sono stata così convincente su me stessa che ho convinto persino la - musicalmente parlando - BURBERA Mengozzi, e gli appuntamenti musicali di questa settimana ne son stati la riprova.
Così, dopo averle propinato dei godibili OJM al Cox 18 (che comunque dicono dalla regia facessero già parte del suo bagaglio musicale), sono riuscita a trascinarla persino a vedere i Callisto, e forse siamo quasi arrivate al punto che s'è divertita più lei di me.

(Io, per tutta risposta, mi sono piegata a giudicare carini un paio di pezzi dei Der Blutharsch e persino alcune di quelle porcherie neofasciste che ascolta lei, tipo gli Ain Soph...ah, stiamo crescendo!)

GIULIA: Prendi te, spostati di circa 85 caselline nel Risiko della musica e, immessa in uno scenario che somiglia mostruosamente alla repubblica di Weimar (versione politicamente corretta della definizione consona), troverai la sottoscritta, intenta a trastullarsi con tamburi marziali e stupidaggini di questo genere. Però, abbastanza vicino a Metal-metropoli, ma altrettanto vicino alla ridente cittadella di Hardcore-punk, sita in una metafisica California anni'80, si trova per l'appunto il concerto dell'altra sera, e siccome che i miei carrarmatini stanno tentando la conquista della suddetta cittadella, non vedo perchè non allargare il mio spazio vitale dell'immediatamente limitrofo.

Finlandia - California = limitrofo?

GIULIA: TI HO DETTO CHE E' UNO SCENARIO METAFISICO, un risiko del 1922 illustrato da Sironi! E invero, avevo già visto gli OJM in quel del Velvet di Rimini nell'anno del signore 2006, ove mi ero recata per ascoltare i SUPERLATIVI Not Moving, scoprendo con molto piacere altre finezze della Go Down records tra cui i suddetti (che poi, i ricordi di quella serata si riassumano in una leggendaria cover di Venus in Furs e in uno dei rimorchi più fallimentari della mia vita sentimentale, beh, questo è ben altro discorso).

Aneddoto nondimeno divertente: per recarci al Magnolia approfittiamo del macchinamento del buon Ale da Fidenza, che per motivi logistici ha lasciato l'automobile alla stazione di Lambrate. Usciamo già ad un'ora improponibile tra gli iceberg di una città che pare più Uppsala che Milano diretti alla metro che ci porterà al parcheggio, e proprio mentre stiamo pronunziando bestemmie fortissime all'indirizzo della scala centigrada incontriamo il nostro dirimpettajo Luca Black Radio che caso vuole stesse andando proprio a Lambrate a trovare la sua bella.
Non ci peritiamo neanche un secondo ad autoinvitarci nella sua automobile onde evitare di rischiare la morte per congelamento nel tragitto casa-metropolitana, ma un piccolo disguido fa si che non solo triplichiamo la nostra dose di gelo, ma arriviamo anche fortemente in ritardo: Luca non si ricorda più dove ha parcheggiato la macchina.
Perchè noi siamo gente sveglia.
Così, dopo sei giri dell'isolato in cui piu e piu volta cantiamo vittoria troppo presto vedendo carrozzerie rosse all'orizzonte rivelatesi poco dopo non essere la mitica Micra, riusciamo finalmente ad intraprendere l'annoso viaggio e, una volta in quel di Lambrate, recuperiamo il nostro mezzo e ci rechiamo in quel del Magnolia.
Tutto questo per dire che arriviamo giusto giusto per sentire gli ultimi trenta secondi dell'apertura degli ottimi Incoming Celebral Overdrive, con immensa goduria di Giulia che non tollera a priori qualsiasi genere che contenga in maniera troppo smaccata la parola 'metal' e credo anche di Ale, che non mi pareva troppo convinto.
Io, naturalmente, bestemmio fortissimo. Vabè.
Dopodichè, appajono gli slavati Callisto, giovani, forti, finnici e spaventosamente inneggianti a Gesubbambino con crocefissi sugli amplificatori, tau al collo e tatuaggi rivelatori.
De gustibus non disputandum est...
Il concerto inizia, e di parlare dei problemi di acustica del Magnolia mi sono anche stufata, seppur già il fatto di vederli suonare all'interno e non nel da noi tanto odiato tendone gli faccia guadagnare quel mezzo punto in più (e per l'acustica, e per la temperatura artica che il gruppo s'è portato dietro direttamente da Turku).
Come al solito, sui primi pezzi peti e orripilii acustici di ogni genere, dopo un pò si va migliorando.

I Callisto hanno una gran potenzialità: tutti, e dico TUTTI i loro pezzi, almeno quelli che ho sentito io (che confesso di non conoscerli proprio fino all'ultima canzone), hanno una parte nojosa come la morte e una bellissima e super ignorante (MAVALA'? SARA' MICA PERCHE' FANNO SLADG?).
Son lenti come un giorno senz'acqua, innegabile, tant'è che verso metà concerto gli invasati ondeggianti del caso si son confusi ad una minoranza di astanti dalla palpebra malcelatamente calata; ma la loro carica espressiva è notevole, ed è innegabile anche questo.
Il cantante, vincitore il premio 'musicista più impagliato dell'anno' 2009/2010 (a momenti si addormenta anche lui...), si trasla da vocalismi talmente lagnosi da ricordarmi quasi Matthew Bellamy - e giù, sassate sulla Gnubby dai fans dei Callisto dopo questa affermazione - a degli scream poderosi supportati da un'ottima efficienza musicale dei quattro figuri dietro, dando una nota di vigore anche ai passaggi più soporiferi, sortendo quindi un effetto globale positivo dato dal perfetto equilibrio tra le parti strazio-di-cazzo e quelle come Dio comanda (occosacivoletefare, è inutile che la racconto, io sono una metallaradelcazzo, avete ragione).

GIULIA: EHI! Io che sono tutto fuorchè una metallaradelcazzo, pur dal basso della mia ignoranza, vorrei rettificare, o meglio compensare quanto detto sopra dalla mia collega, in quanto personalmente anche io ho riscontrato una certa tendenza 'binaria' nel carattere dei pezzi... solo che, laddove una Gnubby particolarmente desiderosa di salmi screamati taccia i nostri finnici di mancanza di verve, io apprezzo il contrasto tra la parte più veemente e quella caratterizzata da sonorità più dilatate, anche se, citando il nostro amico Vito, 'quel gruppo sarebbe veramente fantastico se il tizio alla voce non aprisse bocca'. Personalmente non gradivo nè le parti screamate, che mi facevano drammaticamente venire in mente di trovarmi ad un concerto in qualche modo collocabile in una remotissima periferia della città di Metal-metropoli, nè i momenti nei quali il testo era semplicemente cantato: con quel suo andamento mellifluo, anche a me ha fatto venire in mente la ghigna di Matthew Bellamy - e giù, sassate su Giulia dai fans dei Callisto dopo questa affermazione.

Ok, adesso che abbiamo una scorta di lividi da sassate che ingialliranno nel corso dei prossimi vent'anni, possiamo concludere la recensione, si, così bruscamente, perchè dobbiamo darci ad attività più consistenti come ad esempio cercare di laurearci entro il 2048.
In ogni caso giudizio finale positivo da parte di entrambe, Muse a parte, e a sto giro, la partita a risiko l'ha vinta Gnubby.

venerdì 11 dicembre 2009

The Germs live @ Tunnel, Milano

Oh! Come se non fossero sufficienti quelle singole, abbiamo deciso di saturare il tasso di idiozia criminale contenuto nelle nostre modeste recensioni dando luce al primo report in combo, festeggiato in occasione del concerto dei Germs, o presunti tali, in quel del Tunnel di Milano. Localaccio solitamente avvezzo a sonorità che vanno ben oltre la cassa dritta (percentuale di stile Albania 85%) che ultimamente, però, presta le sue anguste mura ad una serie di concerti più o meno gradevoli, dirottati in tal luogo ameno a causa della (pare temporanea) chiusura del Musicdrome. Chiusura che abbiamo celebrato accendendo ceri alla madonna, danzando macumbe al suono di Penis Envy ed istituendo altari votivi al NAS. Speriamo che non riapra mai più:

a) Il Musicdrome porta più sfiga che ascoltare Masini passando sotto una scala
b) Il Musicdrome fa schifo
c) Il Musicdrome è in culo a gesù bambino
d) IL TUNNEL E' DIETRO CASA NOSTRA!

In virtù del punto d, dovete sapere che ieri abbiamo allegramente raggiunto la venue in questione pedalando come i Coppi & Bartali del punk per circa 0,5 minuti.
In realtà, la nostra decisione di presenziare è stata frutto di ore & ore di meditazione; diciotto evri per vedere un gruppo il cui cantante originale ha perso la vita alla nostra età ben 29 anni fa ci sembravano eccessivi, ed il fatto che a sostituirlo ci fosse un attore di E.R. ci preoccupava non poco. Ma siamo infine andate in culo all'attaccamento al portafoglio e alla cadrega (si dice così? noi veniamo da sotto il Po, siamo quelle che Saviano ha recentemente definito la vera anima migrante di Milano, queste parolacce lumbard non le sappiamo gestire)
Come dicevamo sopra, abbiamo inforcato le biciclette, crepi l'avarizia.

Punk for dummies, lesson three: 1980, L.A.: Darby Crash, controverso leader dei Germs, CREPA.

Punk for dummies, lesson four: 2005, USA, sarcazzo dove: a qualcuno viene in mente di ripercorrere la storia del gruppo e trarne fuori un divertente blockbuster a titolo "What we do is secret". Per il ruolo del compianto Darby, viene scritturato Shane West, giovane manzo americano già (tristemente?) noto per aver impersonato l'anima alternativa dell'Emergency Room dell'ospedale di Chicago



Sì, proprio quel Ray Barnett, quello che si trombava l'indianina di Sognando Beckham.
E qui le nostre strade e di conseguenza le nostre voci, si dividono.

Gnubby: Ahimè mi tocca ammettere di essere stata una fan di ER. E sì che non guardo spesso telefilm, ma quelli sui medici, meglio se molto trash, me li sono tracannati spesso, soprattutto la vecchia scuola di questo, che mi ha provocato nel corso degli anni vari innamoramenti che vanno dal mitico Dr Carter delle prime serie, passando per il fascino slavo del Dr Kovac e arrivando infine al bellissimo stagista riBBelle impersonato appunto da questo losco figuro, che mai nella vita mi sarei aspettata di vedere con cresta mohicana a fare free climbing sulle casse del Tunnel.

E così alle nove e trenta puntuali facciamo il nostro trionfale ingresso nel budello di location di cui sopra, impazienti di sapere a quanto sarebbe ammontata nel corso della serata la percentuale di pentimento per quei diciotto evri cadauna.
Ci aspettavamo, anzitutto, di assistere alla proiezione della suddetta pellicola. Che non ha avuto luogo.
L'organizzazione ha ben pensato che per smuovere le masse, anzichè costringere gli avventori a starsene un'ora e mezza in piedi a consumarsi gli occhi sui sottotitoli, fosse il caso di inventarsi un gruppo spalla, telefonando alle otto meno dieci ai comaschi Leeches.
Punk'n'roll nuova maniera, capace di sciogliere le stalagmiti generate dall'esposizione al freddo patito durante le quattro o cinque sigarette di rito, in attesa dell'apertura delle danze.
Giulia li liquida con un sei politico per la simpatia; Gnubby, che era indecisa tra il concerto dei Germs e quello dei Los Fuocos, si spreca un pelo di più in commenti positivi, essendo simpatizzante del genere, all'interno del quale la band sa divertire come consono.

E finito questo disimpegnato incipit e fumate altre quattro o cinque sigarette (grazie grazie grazie a coloro che durante la pausa ci hanno fatto complimenti per il blog, allora qualcuno ci legge!), finalmente vediamo la leggendaria formazione losangelina approcciarsi agli strumenti, guidata dal non altrettanto leggendario Shane West.
Seduta stante ci scorrono innanzi agli occhi le immagini di The decline of western civilization, documentario sulla scena hardcore americana che immortala i nostri all'apice della loro consunzione giovanile, nell'anno del signore 1979.
Lorna Doom, madre del clichè erotico della bassista donna, si presenta ai nostri occhi come una lievemente imbolsita da tutto sommato piacente sciura biondo platino: c'è in effetti qualcosa di materno nel suo imbracciare lo strumento mantenendo per tutta la durata del concerto un sorrisetto angelicato, sapiente mix tra la serenità e la paresi facciale.
Pat Smear è Maradona. Null'altro da dichiarare.
Ce ne sarebbero invece da dichiarare sullo scompostissimo e delirante Don Bolles, loquace effettiva star della serata, che ci intrattiene con svariati siparietti sciorinati in maniera del tutto incompensibile a causa del suo marcato accento, che svela la provenienza amerihana, nello specifico dal ben noto Stato della tossicodipendenza. Quasi quanto dalla scarsità dei denti in quella bocca da rettile. Vorremmo spendere due parole anche sull'outfit, ma forse sarà il caso di operare una bella tosura a questo paragrafetto e riassumere il tutto nella formula stelline rosa + colbacco nero + maglia di rete.
Da The decline of western civilization ad ER: sbuca fuori anche il cosplay di Darby Crash, sul quale vi abbiamo illuminato pocanzi. In qualità di donne, non possiamo però permetterci di omettere un piccolo particolare: SHANE WEST E' BONO.
Bono al punto che, dopo aver raccolto la mascella precipitata al livello degli stinchi, Giulia non può esimersi dal chiosare timidamente: "boia deh, fortuna che Darby Crash è spirato".

Ci decidiamo a parlare di musica? Ma cosa c'è da dire? Volete sapere se il medico è all'altezza del ruolo di alfiere dell'hardcore? Sì, lo era, in quanto

a) Saper cantare è un dato del tutto ininfluente nel contesto in questione
b) In effetti risulta un filino macchiettistico, ma per caso vi pare che i frontman originali non lo siano nella stragrande maggioranza di queste reunion? Tipo Jaz Coleman (nome scelto a caso, non me ne vogliano i godibilissimi Killing Joke) che fa l'imitazione di se stesso? L'effetto cover band è comunque compreso nel pacchetto dal 1986, in casi come questo.
c) Poteva andarci pure il vostro panettiere di fiducia, a cantare con quei tre. Quel che rimane dei Germs è un valido surrogato della carica espressionistica delle origini: ahimè non possiamo istituire alcun paragone per ovvi motivi anagrafici, ma neanche per un minuto c'è passato sotto il naso quel tanfo di muffa tipico di casi meno brillanti di ex leggende.
Se non altro, è stata una buona ora e mezza di punk suonato con tutti i crismi, con i suoi pezzi della durata inferiore a due minuti, crudi e tirati come il galateo comanda, per quanto Shane nel fiore degli anni e dell'energia avrebbe potuto recitare di meno ed osare di più.

Gnubby: Ad esempio buttandosi sul pubblico dalla cassa dove si è arrampicato più e più volte, anzichè scendere timidamente...
Giulia: O magari sgarandosi gli avambracci con una bottiglia infranta, o assentandosi dietro le quinte per spararsi una pera, eh, così sarebbe stato filologico al 100%, no?
Naa, dissento. Sono dell'idea che Shane West abbia fatto onestamente quel che doveva fare, senza esagerare in un senso o nell'altro, anzi, certi accenni fin troppo smaccati a Darby Crash sapevano più di entusiastica ingenuità nell'approccio che non della carnevalata commerciale che molti si aspettavano.
Gnubby: ...e ammettilo che invece di dire questo avresti voluto dire "o magari infilando la lingua in gola a qualche donzella pescata a caso dalle prime file, seguendo la scia di un altro paio di musicisti punk incontrati nel corso della mia carriera di avventrice di concerti", e non l'hai detto solo per far finta di essere una persona seria.
Giulia: Metti a tacere la fan di ER con la fica bagnata che è in te, per cortesia.

Come avete potuto dedurre dal nostro colorito siparietto, il buon Shane, nel rifilarci MIA più o meno nella sua totalità, fa sfoggio di un notevole spirito atletico arrampicandosi su qualsiasi oggetto sopraelevato che incontra sul suo percorso e qui ci sembra doveroso aprire una parentesi sull'unica vera macchia della serata: la security.
Ora, ci rendiamo conto del fatto che si tratti pur sempre di un locale solitamente votato alla techno e non abituato alle pittoresche manifestazioni di entusiasmo dell'ascoltatore punk medio. Ci rendiamo conto anche del fatto che per una buona resa del concerto le casse poggiate al bordo del palco dovrebbero rimanere integre fino alla fine. Ma, deh: tre armadi usciti dalle file estreme della curva della Lazio, che tirano ginocchiate a caso per respingere una massa-pogo tutto sommato sommessa (se Giulia riesce a reggerla con i tacchi...), ci sembrano lievemente eccessivi.
Shane West stesso non sembra gradire, decidendo così di intrattenersi giocherellando in diverse maniere, talvolta con l'ausilio del microfono, con i loro lucidi cranii rasati.

Dopo una manciata di reprise pretesi a vox populi vox dei, i nostri eroi si disperdono tranquillamente tra la folla che va scemando all'interno del locale, intraprendendo divertenti conversazioni con le sottoscritte, facendo finalmente sfoggio delle loro vere personalità.

Don Bolles si approccia a Gnubby indicando la sua maglietta degli Infectious Grooves (scelta perigliosa per un concerto punk), osannando il lato umano dei membri, che conosce personalmente, per poi liquidare con l'aggettivo "GAY" il loro operato musicale da lui definito "jazz fusion" (?!), continuando con la frase must della serata, che è "I HATE MUSIC, I LOVE NOISE". Frase che suggella anche il suo autografo sulla scaletta a noi pervenuta per gentil mano del roadie.



(Dati tecnici fondamentali. Bonaggine del roadie: poca. Scusate ma siamo delle assatanate sommelier di roadies)
Dopodichè ci trasliamo da un tranquillissimo e sudato Shane West, che poco ha e del frontman punk e del divo di hollywood: ci confessa di essere stanco, poi ci chiede delucidazioni a proposito della Sardinia, provocando in Gnubby la risposta "many goats there". Dulcis in fundo, ci parla dell'umidità delle steppe venete, avendo visitato pochi giorni addietro la ridente Bassano del Grappa, provocando in Giulia un collasso nervoso - chi la conosce, sa, ora anche Shane West sa. A riprova del fatto che riusciamo a lamentarci delle nostre terribili situazioni sentimentali davvero con chiunque, anche con presunte rockstar e attori della soap opera mainstream. Poi il belloccio firma a sua volta la gloriosa scaletta, scrivendo "I LOVE MUSIC" in risposta al suo batterista.

Non avendo reperito il calciatore argentino che suonava la chitarra, ci rechiamo da Lorna Doom, che, languidamente seduta su una cassa come la Sirenetta di Copenhagen, gestisce
elegantemente un capannello di vecchi bavosi, probabilmente innamorati di lei dal 1979.
Giulia le mostra la scaletta invitandola a dire la sua a proposito dell'argomento musica. Lorna ride degli altrui autografi, poi firma con un convenzionale "XOXOXO". Non ha colto, va beh.

'Image


E qui termina il nostro report lungo come un giorno senza cibo, il resto è solo freddo indicibile sulla via del ritorno e un affettuoso "SCEEEMI-SCEEEEMI" agli amici rimasti a casa.

GIMME GIMME THIS GIMME GIMME THAT!

lunedì 7 dicembre 2009

Subhuman - Profondo Rozzo

Per ragionà dei SUBIUMI devo per forza parlà toscano. Un me ne vogliano i lettori appartenenti a tutte le razze inferiori dello stivale, ma quando s'è in casa in propria si fa un pò ir cazzo che ci pare.

Per le immagini crude e la drammacità della recenZione che andrò a scrivere, ne sconZiglio la lettura a bambini, malati cardiovascolari, perZone facirmente impressionabili e, soprattutto, FANS DI GESUCCRISTO, o religiosi d'ogni sorta.

Ora, potrebbe sembrà che io m'accinga ad osannare questo branco di teste a pinolo perchè il fortuito caso ha voluto ch'essi siano amici a me, ma chi li conosce sa benissimo che i SUBIUMI spaccano ir culo ar Cristo e tendenzialmente anche alla Madonna (vagamente put***a), per cui ir primo che viene fòri con discorZi di favoritismi verrà mutilato via motosega ar prossimo incontro con data perZona al di fòri degli schermi telematici.

Sunto per gli ignoranti: i SUBHUMAN sono un gruppo trash-death proveniente guardacaso da una fetta piuttosto ampia di Toscana che si disloca tra Pisa e Firenze (anche se, va ammesso, ciànno il chitarrista sardo).
Nel corso degli anni, la formazione è stata stravolta, straziata e sbudellata a più non posso, con una serie di divorzi e riappacificamenti che nemmeno a Cento Vetrine.
Capisaldi della band dall'inizio rimangono così IrButi, principale compositore del gruppo nonchè ChitarristaDellaMadonna, fonico, grafico, pièrre e altre dumila manZioni, e Zula, uno dei più grandi sciòmen della storia del metal, che ci propone con orgoglio TESTI IN ITALIANO (anche se dai growling non lo capisce nessuno). Dopodichè ci sono Federico Fulceri, bassista originale, sostiutito per qualche anno ma adesso tornato nella formazione, Elia Murgia alla chitarra, con il suo carico di pecorino sardo e totale sfrontatezza nella gentil arte di circuire donzelle, e il Micio alla batteria, che nonostante sia 8749364anni più giovine degli altri è un frullatore ed apre il culo a tutti i migliori percussori della piazza.

E così, dopo anni di patimenti e di pyhae struggenti alla ricerca di dischini su cui farZi fare l'autografi dalla rinomata boibènd, i SUBIUMI hanno finalmente caàto fòri un ciddì degno di vesto nome, dopo l'ignorantissima dèmo Delirio n.1 che li aveva già conZacrati ar grande pubblico con brani immortali come 'Estinto Naturale' o 'Il vecchio bastardo'. Trapparentesi, per i gonzi che se la fossero persa ai tempi d'oro essa è gratuitamente scariàbile sul loro maispeis, e ci tengo a dirvi che è ricca di fantasticissime sorprese come la cover di 'Surprise! You're Dead!' dei Faith No More, giusto per ribadire il fatto che io faccio sempre discorZi oggettivissimi e mai tarati sui miei gusti personali.

Ma distogliamoci da questo troiaio vecchio come la purtroppo longeva cristianità e parliamo di PROFONDO ROZZO, per l'appunto.
I brani contenuti all'interno di esso sono già da tempo nella memoria dei fanz del complessino, e ci vengono finalmente proposti con un arrangiamento superserio e addirittura un'etichetta discografica, la Maple Metal Records.

Se cercate melodia e sentimento i SUBIUMI non vi caàno: ogni traccia è più massacrante dell'altra. Musicalmente parlando, e componendo l'unica frase seria di tutta la recenZione, si possono citare alcune influenze tradizionalmente Bay Area ma anche i metronomi in fiamme dei Messuggah, che ci vengono ricordati dalla devastante dovizia tecnica. Dovizia tecnica nonostante la quale il prodotto è martellante e nevrotico senza orpelletti ghèi di sorta, supportato dalla perfetta dialettica dei testi ironici ma incazzaterrimi che si dispiegano tra argomenti disparati come la tendenza femminile al rovinare gli womini di 'Nata troia' e le citazioni bibliche di 'Trenta Denari', ricordandoci la devozione ed il rispetto che i Nostri hanno sempre mantenuto nei confronti di Nostro Signore e tutta quella roba lì (come, per l'appunto, quel gran cane di Gesù).

Potrei cascare in banalità dicendo che la mia preferita è la tàitol-trèc Profondo Rozzo, con quell'intro a mitragliatrice che fa immediatamente scattare l'èd-bènghing anche alle vostre nonne, ma devo dì che il genio Subiumo è riuscito a fare una cosina di livello costante, senza alcun tipo di falla o picco in basso in nessun pezzo.

Mi raccomando, un fate i metallari da quattro soldi e se un li 'onoscete digià andate subito a scoprì voi stessi quanta devastazione si cela dietro questo nome, e non siate pellai, supportate l'andergraund e acquistate il ciddì, che ve lo fanno anche pagare a prezzo onesto, a differenza di tutte le bèrve che inZidiano il mercato musi'ale.
E se vi capita un loro concerto in mezzo ai coglioni, vi conZiglio spassionamente d'andagli a fà visita, saccagnate di divertimento&potenza assicurate.

In un atto di infinita benevolenza, vi lascio anche il link al loro maispeis, ciavevano anche ir sito ma siccome sono delle teste a brocca in questo momento è daun for maintenanz.



Chiudo con una citazione Subiuma perchè son stata fin troppo fine nel recenZirli...

PASSA A SUBIUMAN, ED E' UN TUTTO IN CULO A TE.
LAIF IS NAU!

p.s.: Voglio darvi un assagione.
In realtà sta per esistere anche un video VERO, di Nata Troia, che io (gne gne) ho visto in anteprima nientepopodimeno che sul cellulare di Elia, ma siccome la mafia cinese non ci da ancora il permesso di vedello, vi lascio una vecchia ma sempreverde chicca SUBIUMA dal maggico mondo di iutùb, ovverosia il video amatoriale di un misterioso personaggio fanatico del complessino che, seguendo la fortunata scia dei 'misunderstanting words' video ha creato questo capolavoro...occhio che se vi scappa vi càate addosso dal rìde...


domenica 6 dicembre 2009

GBH live @ Magnolia (che ficata!)





Arrivare al Magnolia sprovvisti di mezzi si rivela sempre una faccenda mediamente antipatica. Chi abita a Milano, o comunque è avvezzo alla frequentazione di questo circolo Arc* (censura preventiva: visto l'andazzo, è palese che presto i circoli Arci saranno illegali come la vendita di souvenir finto-sovietici (reato di glorificazione del comunismo) in Polonia, con la differenza che uscire dalle miniere di Butugycheg doveva essere più semplice che entrare al Magnolia senza tessera) sito nel Bel Mezzo del Nulla, sa bene che per arrivarci senz'auto ci sono ben poche alternative
a) paghi le ferie ad un tassista
b) ti avventuri sulla 73, scendi a Linate e ti getti lungo il percorso buio che separa l'aeroporto dal suddetto circolo, combattendo il panico che fa di ogni albero il potenziale nascondiglio di un malintenzionato, un serial killer, una tigre dai denti a sciabola
c) tenti (fallendo) di prenotare un radiobus

Quanto al ritorno, la prassi è ancora più immediata
a) paghi le ferie ad un tassista
b) ti fai il segno della croce

Ma ci sono occasioni per le quali vale la pena di rischiare la vita e persino avere una tessera Arc* nel portafoglio. Una di queste è stato il concerto dei GBH tenutosi lo scorso 19 Ottobre.

Punk for dummies, lesson one: 1982, UK
In verità la genesi dei GBH (all'epoca Charged GBH, dato che un ininfluente -non so chi fossero, sicchè dò egocentricamente per scontato che si tratti di una bazzecola- gruppo herd rock si era già accaparrato il nome "GBH", sigla che indica i danni con lesioni) si colloca in quell'anno glorioso che è il 1979, ma non producono altro che un EP sino all'uscita (1982, per l'appunto) di "City baby attacked by rats". Album che non fa economia di accuse al sistema, carico di contenuto pur senza perdere lo sferzante e dissacrante piglio endemico del periodo.
"L'ultimo astro del firmamento punkrock britannico", li definisce giustamente Scaruffi. MADONNA DEH, MA HO DAVVERO CITATO SCARUFFI? Scusate, vado a flagellarmi con gli angoli di un vinile di Bowie.

Punk for dummies, lesson two: 2009, Segrate
E' buona norma del galateo punk presentarsi ad un concerto provvisti di un paio di scarpe che vi mantenga ben ancorati al terreno. E' perfettamente inutile addurre a scusa il fatto che senza un paio di tacchi 10 la proporzione lunghezza-larghezza (si parla del vostro corpo, naturalmente) sia drasticamente sbilanciata verso quest'ultima. I tacchi si lasciano a casa.
A prescindere da quanto il costo del biglietto possa incidere sulla risposta all'annosa domanda "un'altra birra?", tutti gli avventori del concerto saranno ineludibilmente ubriachi. Tranne te, razza di straight edge mancata.
E pogheranno. Oh sì che pogheranno.
Sono ben consapevole d tutto ciò e nondimeno indosso un paio di tacchi notevolmente alti, quando m'impossesso della prima fila, una volta terminato il concerto degli Impossibili - Impossibili all'ascolto, s'intende?
Ribadendo quanto sopra, ci sono occasioni per le quali vale la pena di rischiare la vita.
I GBH entrano sul palco in forma come no mai (Colin Abrahall è talmente in forma che va guardato con attenzione per accorgersi che non è più quella specie di Alain Delon del punk che era a suo tempo), sentenziano un paio di cazzate intavolando una superflua presentazione e quindi, finalmente, attaccano.
Punk senza concessione alcuna, punk dei primordi e non invecchia d'un giorno. Proto-hardcore con tutti i crismi, rapido come un concorde, violento come un panzer, incazzato come Sgarbi davanti alla Mussolini: ed io mi diverto come Sgarbi davanti a un Carpaccio - no, non un carpaccio di pesce spada, 'gnurant. La tristemente nota acustica del tendone del Magnolia prova a costituire la mela marcia del caso, ma un fonico illuminato rimette la voce di Colin laddove deve stare in capo ad un paio di pezzi. E comunque confesso di non averci farci più caso del dovuto, impegnata a cercare di divertirmi senza beccare la suola di un anfibio sulla tempia. Questo dal momento che il pubblico è in delirio, così come si richiede ad un'occasione del genere.
Punkettoni d'antan, ragazzini più o meno consapevoli e più o meno ubriachi, insospettabili nerd di mezza età mi vorticano alle spalle, ogni tanto qualcuno si solleva da terra, invade il palco giocando al salto della cavallina con le nuche di quelli che si aggrappano alla transenna - ivi compresa la sottoscritta. Colin li accoglie, li abbraccia, li lascia cantare.
Poi acchiappa il microfono e ci ricorda quanto sia bello essere italiani inveendo contro quel tizio il cui nome comincia con "Berl" e finisce con "leggi ad personam": quale incipit migliore a "Diplomatic Immunity"? La sottoscritta scalpita, ammazza un paio di punk a caso - per legittima difesa!- ed evidentemente attira l'attenzione del frontman al punto da meritarsi, al termine del pezzo, un bacetto a fior di labbra ed una bacchetta a gentile presente. Uh-uhh!
Una ragazza alle mie spalle grida: "CITY BABY ATTACKED BY RATS!": non che ci fosse bisogno di farlo presente ai GBH. Lo stampo della scaletta verte già pesantemente verso l'album in questione, eccezion fatta per alcune nuove creature, debitamente presentate, che non fanno perdere il benchè minimo mordente all'esibizione.
E il pubblico continua a divertirsi. Alla fine della fiera le transenne erano state spinte talmente avanti al punto che un paio di fotografi hanno richiato la morte, un paio di buttafuori l'esaurimento nervoso e le casse centrali, ci scommetto tutto quello che ho, sono da riparare.
Che ficata!


PS. In caso ve lo steste chiedendo, alla fine della fiera abbiamo raccattato un passaggio supplicando gli unici ragazzi con l'aria raccomandabile presenti in quel del Magnolia. In macchina ci hanno persino offerto del tiramisù.
Che ficata!

venerdì 4 dicembre 2009

Melvins live @ Magnolia

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Mi spiace, cari i miei adorati nerdacci misantropi che ascoltano i Neurosis.
Non vi darò la soddisfazione di leggere nulla di quello che vorreste leggere qui.
Le sette pagine di digressioni sulle effettiere dei Melvins le lascio alla webzine nojosa del caso.
Primo, perchè sinceramente souncazzoio delle effettiere.
Secondo, perchè io non sono una persona seria e razionale. E non ho la minima intenzione di fare considerazioni oggettive.

Partiamo seguendo l'ordine cronologico. Premessa: sono arrivata al Magnolia già ubriaca.
Le cene in casa, sai com'è. Quando capitano i maschioni alla magione, al di là del fatto che devi sgobbare le tre ore precedenti per creare bastimenti di cibi prelibati, piove sempre una bottiglia di qualcosa, e questo giro il buon Neubaten Cadillac si è prodigato sia nel vino che nell'ammazzacaffè, restituendomi cadavere al mio amico Foby che mi ha trascinata al concerto già in stato comatoso.
All'entrata del Magnolia, il buttafuori ci fa: 'Ragazzi, io vi informo per onestà intellettuale...nell'area fumatori c'è ancora posto, ma il tendone è pieno come un uovo...poi magari spendete dieci euro per non vedere niente...'
Fanculizziamo il tizio ed entriamo. HO PASSATO META' DELLA MIA ESISTENZA A CERCARE DI ROMPERMI LA SCHIENA AI PEGGIO CONCERTI METAL E HO VISTO I FAITH NO MORE INCASTONATA NELLA TRANSENNA CON MEZZO MILIONE DI PERSONE DIETRO, ti pare che mi spavento a sbriciolare tre nerd ubriachi in un tendone da circo?
All'arrivo, l'infausta notizia: bevi che ti bevi, ci siam persi tutti i gruppi di supporto. Al di là del giramento di cazzo per i mancati Porn, che avrei veduto volentieri, ero molto curiosa dello show dei locali Noscrape, gruppo che ho solo sentito d'accenno sul loro myspace ma col quale cantante ho avuto di che discutere in sede lastfm-iana (che brutto neologismo). Lo dico in pubblico per rimarcare la mia buona fede: caro cantante dei Noscrape, fammi sapere quando risuonate nel milanese e dintorni e vi giuro che faccio di tutto per venire, ormai è una questione di principio :)

Fatto sta che arriviamo a Porn appena ultimati e ciò si trasforma nella scusa per bere di nuovo.
Dopodichè trasciniamo noi e le nostre vodcaredbul bioniche nella tenda, entrando regalmente in contemporanea a Buzzo e alla sua capigliatura importante. Poi inizio ad avere dei ricordi confusi.
No, sul serio; e dire che non avevo neanche bevuto così tanto. Dev'essere l'effetto Melvins: ti amplifica l'attività s-connettiva.
Appena raggiunta una posizione consona, aka sotto cassa a sinistra, ho iniziato a rallentare la mia attività cerebrale in concomitanza con l'aumento dei suoni (rumori?) del concerto.
Un'altra tirata d'orecchie al Magnolia sta nell'impiant(in)o, ritenendo decisamente che un gruppo di questo tipo necessiti di qualcosa di più corposo. Al ritorno da questi concerti, uno dovrebbe per contratto aver perso le proprie facoltà uditive almeno fino al giorno dopo.
Ma ciò non toglie che io sia riuscita ad inglobarmi ugualmente nell'entropia sonora creata dai massicci riffoni del trio.
Commenti inter-concerto tra me e Foby:
Gnubby: Questo concerto mi sta ubriacando.
Foby: Se stai a occhi aperti non te lo godi un cazzo.
Gnubby: Voglio fumare una canna.
Foby: Sono in estasi.
(immaginatevi la scena di sti due stronzi che fluttuano nel misto gente alienata-gente che fa casino, in preda ad uno stato di ubriachezza avanzato che sembra più un'indigestione lisergica che alcoolica).
Scaletta buona, presenza sul palco consona, dei brutti belli come i Melvins non si vedono tutti i giorni.
E' il tipo di concerto che ti lava via di dosso tutte le ansie della settimana, la pesantezza nervosa dei loro suoni aiuta a scaricare le crudeltà che ti bazzicano dentro e l'effetto acido dei rumori raschianti è un toccasana per depurare la mente dallo stress. Ti entra nel cervello tramite le orecchie tipo cascata, passa in tutti i canali riempiendoli e non facendoti sentire tutte le incrostazioni che ci sono dentro e sgorga infine lentamente via portandosele dietro.
Si, lo ammetto, per questa figura retorica mi sono ispirata alla pubblicità dell'idraulico liquido. Ma è esattamente la cosa che mi viene in mente se penso ai miei emisferi durante il concerto.
Alla fine, mi son trovata rintontita nel tendone a spendere qualche istante della mia vita a ricomporre i pezzi del mio cervello, salutando gente, commenticchiando pigramente, fermando uno dei Malleus in preda alla mia ubriachezza molesta per fargli una dichiarazione d'amore (professionale) e dirgli che ogni mattina mi sveglio con lo scopo di diventare come loro.
Tra l'altro, traslandoci un attimo nel magico mondo della poster art, la serigrafia del manifesto della serata (opera appunto dei miei idoli Malleus, ma non c'era bisogno di specificare), era veramente molto bella, e avrei speso senza esitazione i quaranta euro che costava e valeva se il mio portafoglio non avesse avuto il famoso ragnettino che pende qualora tu lo capovolga.
Le maglie in compenso erano bruttine. Peccato, perchè una maglia dei Melvins per fare la nerdona l'avrei presa volentieri.

E adesso chiudo le conversazioni perchè sono in università che aspetto di presentare un progetto, progetto che doveva essere raffinato ieri ma che è invece rimasto com'era il giorno prima in quanto ieri sono stata in coma tutto il giorno, con dei postumi mai visti nella storia umana (neanche con bevute molto peggiori!) che mi hanno spedita a fare la nanna ad un orario da galline.

domenica 29 novembre 2009

La lexotan Playlist powered by Gnubby, aka come sconfiggere il male senza l'aiuto degli psicofarmaci

Aggravata dal fatto che, per l'ennesimo anno, ci stiamo avvicinando sempre di più a quella chiavica sociale del Natale, ultimamente vigono dentro me certi moti di ansietta&malessere.
Del perchè dei miei ansietta&malessere, vi suggerisco con un francesismo di farvi una spalaneve di cazzi vostri (immaginando, effettivamente, che sia la vostra prima preoccupazione la mattina quando vi svegliate), ma tornando sul tema GGiovane di quel fastidio che accompagna incessantemente le vostre giornate, vi suggerisco di come la musica possa venirvi incontro con una falcata più spedita di quella del lexotan (forse).

Ebbene; con l'ambient, la chillout e i buddha bar io ci sono sempre andata poco d'accordo.
Mi danno più l'aria di musica da porni viscidi con l'uomo che puzza di dopobarba di turno che seduce le phyae nei localini bene con le luci bluastre che di svacco a occhi chiusi a tentare di calmare corpo&mente.

Trovo invece consono allo spirito il buon vecchio strumentale da culletta, con lo sguippo delle dita sulla chitarra in primo piano e una melodia serena scandita da un ritmo giusto per le ore tarde della notte.

Siete tesi, ansiosi, stressati?
Bene; munitevi del primo infuso ayurvedico da relax che vi passa sotto le mani (al momento io ho malva melissa & camomilla del 'natura si'...se avete ricevuto recentemente un'eredità da qualche zio d'america ve lo consiglio, altrimenti evitate il 'natura si' che l'ansia ve la fa solo aumentare, e abbassare il vs conto in banca), e mettete questa playlist.

E' con questi pezzi, che da anni, evito l'uso di psicofarmaci.
Ottimi anche con interludio al cannabinolo; io, alla psichedelia, preferisco il funk.




PRIMUS - SILLY PUTTY

Il brano originale è di Stanley Clarke. Io ti ci schiaffo la versione di Les Claypool perchè, senza offesa per nessuno, gli va cinque metri nel culo.
A Clarke va il merito di averla scritta, al tenero Les quello di essere nell'olimpo dei più grandi genii di ogni tempo e averla riarrangiata nonchè suonata così.
Una delle cose più funk che esista al mondo.

JOHN ZORN - MAKAAH

Come dice John Zorn, for lovers only. Chillout esotico. Guarda caso, un altro leggermente genio.

CARLOS SANTANA - SAMBA PA TI

Immagino, e spero per il vostro livello di decenza nella società odierna, di non dover fare commenti ulteriori.

MEDESKI, MARTIN & WOOD - BROKEN MIRROR

Loro li ascolto solo&esclusivamente in posizione orizzontale.
E ne stragodo. Un pò più nervosetti rispetto al resto, si rallegrano poco prima di metà brano.
Ma l'atmosferina jazz che pare farti vedere il fumo davanti agli occhi insieme allo spartito dell'hammond non ha prezzo.
Molto buoni per il surplus 'torbone' di cui sopra.

METERS - CISSY STRUT

Ancora troppo funk per essere vero.
Masterpiece.

Godete. E se avete tra le mani la fantomatica canna, fumate anche per me.

giovedì 26 novembre 2009

zZz live @ Connie Douglas

Non ho molto di che dilungarmi sull'argomento, perchè se non mi rimetto a lavorare in capo a pochissimi istanti è la volta buona che finisco sotto un ponte a pescar carpe anzichè fare la disainer (r).

Però ci tengo a spendere due parole su questo allegro duo olandese che mi è capitato di vedere ieri sera dal vivo, gli zZz.
Trascendiamo dal fatto che nulla mi disgusta più degli ambienti fèscionisti power electronics milanesi designer photographer fashion stylist yo-yo minimal wave.
E che i loro occhialoni da nerd combinati a stuoie di tatuaggi old school tornati a nuovo trend positivo + scarpa da seicento euro che batte il tacco su coreografie franz ferdinandiane sono tutto ciò che non voglio dalla vita.
Levato questo, i due figuri in questione fanno della buona musica. Più che altro perchè combinano ciò che di decente c'è nell'elettronica trendy - e scusate i termini aleatori ma io di elettronica capisco nu cazz, soprattutto di quella trendy - con degli elementi a me congeniali, tipo un cantanto vigorosamente e stonatamente rock'n'roll old school e alcuni brani dai riffini smaccatamente rock, senza celare anche rimandi alla new wave quella buona ricordandomi in più occasioni qualche passaggio dei Joy Division.
Apprezzo tantissimo la mancanza di quelle vocine gay molto comuni al genere, e sostengo l'infinita contaminazione pesata in medie molto differenti da brano a brano, oltre al fatto che la formazione fatta solo di synth e batteriavoce è da lodare.
Esattamente come apprezzo il fatto che il tastierista si sia ad un certo punto cimentato in un rocambolesco numero di equilibrio su una pila verticale creata al momento con i suoi organetti, che gli fa guadagnare la stellina di simpatia dal vivo oltre a quella di musica decorosa.
Almeno, ogni tanto, si vede in giro qualcosa di diverso. Un buzzurraccio capellone bandanuto che canta & pesta rullanti accoppiato ad un piacente giovine di belle speranze che prende a pugni dei sintetizzatori per fargli fare i rumori più molesti possibili non sono da buttar via.

Ve li consiglio, dateci un occhio.



E il prossimo che mi da della metallara indisposta verso gli ambienti più finocchi lo prendo a randellate sul coppino.

mercoledì 25 novembre 2009

Kiss - Sonic Boom (recensione mainstream per accattivarsi lettori)


Partiamo da un presupposto: io scarico dischi.
Per una serie di motivi:

a) Sono povera
b) I pochi soldi che ho preferisco spenderli in vinili, con il loro dolce fruscio di sottofondo, le immagini a dimensioni stratosferiche e miriadi di cagate tra le fodere cartonplastiche.
c) Suono digitale del cazzo per suono digitale del cazzo, preferisco rapidshare ai cd perchè costa meno. Se faccio diversamente, almeno con i gruppi oltre una certa soglia di fama, è solo perchè sono interessata al loro progetto grafico o perchè ne sono particolarmente fanatica. I soldi, per il resto, preferisco darli alle band che ne hanno bisogno, proprio per una questione di partito preso. Leggasi: il gruppo underground valevole lo foraggio al loro banchetto con tutto l'amore del mondo; i KISS, NO.

E COSA MI DEVO RITROVARE A VEDERE? Che la maggior parte dei link che ospitano piratescamente il nuovo release della band sono stati CANCELLATI, DISTRUTTI, DEVASTATI, ARRESTATI E CONDANNATI ALL'ERGASTOLO per VIOLAZIONE DI DIRITTI!
Chi scarica molto sa perfettamente quante possibilità ci sono che questo accada, e visto il brulicare di gonzi che affidano a blogspot l'illegalità dell'ascolto gratuito anche chi si mettesse d'impegno non riuscirebbe a eliminare dai vari megaupload del caso tutti gli archivi condannati. Ma loro NO, hanno spiegato la CIA e l'FBI, hanno chiamato Barack Obama come minimo, e prima di trovare un link funzionante ne ho dovuti provare una decina, che mi hanno risposto tutti che i signori Bacio vogliono spillarci per forza quei cazzo di venti maledetti euro! Ma si può?!

Gene Simmons ha evidentemente deciso di aprire una nuova catena di fast-food macrobiotici perchè l'unto di Mc Donalds (di cui detiene sicuramente metà delle azioni) non va più di moda e gli americani sono obesi. O forse vuole acquistare la Statua della Libertà per dipingegli un mascherone in ghigno e fargli colare delle pratiche capsule di sangue finto sul bavero, le quali sono naturalmente sponsorizzate dalla sua ditta worldwide di accessori da festa di Halloween.

Qualunque sia l'ipotesi, probabilmente il suo banchiere delle Kaiman gli ha sconsigliato di toccare i buoni fruttiferi da un fantastiliardo l'uno perchè se li tieni fermi per un anno gli interessi aumentano, così ha deciso di procurarsi una manciata di liquidi in modi alternativi, e siccome era particolarmente in buona, invece di frustare un'altro artista di fama internazionale per scolpire nel platino l'ennesima action figure di sè stesso ha optato per il mettersi a lavorare e strimpellare qualche canzoncina pseudo inedita.

Così, i Kiss si sono rimessi in studio, standoci per l'esattezza 52,9 minuti, dei quali 42,9 per suonare in presa diretta senza stop tutte le canzoni del disco e dieci per farsi fare un rilassante strip-tease da un'armata di 115 playmates vestite da chicco di caffè (per rimanere in tema con la bevanda consumata nel frattempo, smaterializzata dal Brasile cinque minuti prima e servita calda con aspartame per i sedicenti non-addicted Gene e Paul e con una rosellina di cocaina per tutti gli altri), per poi scappare di corsa dagli studios e trasferire le suddette nelle loro rispettive tenute per un Soffocone Party durato i tre mesi successivi.

Tre mesi nei quali le tre note uscite fuori dai loro bassi a forma di accetta e petti villosi adornati di tutine metallo&paillettes sono state trasformate da una troupe di quindicimila tra fonici, musicisti delle migliori filarmoniche del mondo, presentatori tv, attori, cantanti, puttane etc in SONIC BOOM, aka il disco che ho appena ascoltato (scaricato, e che ho appena sostituito con uno a caso dei Jesus Lizard perchè una volta è bastata e avanzata).

'Modern Day Delilah', la prima traccia, confesso di averla sentita in anteprima su Virgin Radio in uno di quei terribili momenti in cui il mangiacassette della mia auto non funziona perchè nel corso degli anni ci ho spento troppe sigarette dentro da ubriaca pensando che fosse il posacenere.
E mi ero detta: 'senti bellina la nuova canzoncina dei Kiss'.

Ma è proprio quello il problema.
BellINA.
CanzoncINA.

Non stiamo parlando di una band, stiamo parlando di un impero mediatico che non si è ancora comprato un pianeta tutto per sè solo perchè la Nasa non è ancora stata in grado di mandare sonde su marte capaci di replicare la stella sull'occhio di Stanley sul rosso territorio.

Ergo mi domando cosa mi stia a significare questo dischetto stantio, quando ce ne sarà da ballare 'I was made for loving you' fino alle prossime sette ere geologiche.
Gli esponenti della Kiss Army e altro mezzo mondo si vengono nelle mutande alla notizia e non vedono l'ora di andare a regalare altri 120 euro ai mascheratissimi per andare a scapellare ad un altro evento pirotecnico visibile da 190 km di distanza, ma per quanto riguarda me, che in tal senso ho già dato, e che sono restìa ai riciclaggi musicali, me lo sento una volta, me lo godo, e torno per l'appunto ai Jesus Lizard o chissà che altro.
Spendo una parola d'amore per quel grandissimo uomo di Ace Freheley che, per come la vedo io, pur essendo un cane semidecelebrato gli ha dato la paga coi suoi show modesti in cui sputa voce chitarre e whiskey marcio, e ricordo CHI erano i Kiss veri (musicalmente, eh...per quanto riguarda tutto il resto, non si sono smentiti, anzi).

Come Modern Day Delilah sono più o meno tutti gli altri brani, e se dovessi citarne uno particolarmente degno di nota sinceramente non saprei quale pescare, se non chè ho notato che il terzo pezzo, tale 'Never enough', è un plagio clamoroso di 'Nothing but a good time' dei Poison, che, giusto per avvalorare la mia tesi sulla ripetitività, è stata concepita e registrata solo diciannove anni fa.

(ha! ve le volevo postare accanto per farmi dire che avevo ragione ma quei maledetti hanno eliminato pure i brani da youtube! ma vi pregooo
il massimo che ci offre la rete è questo)


Modern Day Delilah



Questo per farvi capire, dopo anni&anni di militanza nell'ambiente, quanto ne ho le palle piene dell'hard rock.

martedì 24 novembre 2009

Devin Towsend Project - Ki (Recensione farcita da tanta sindrome dell'evangelista)

Ho appena letto il primo post di Giulia, la quale per inciso è qui accanto a me priva di sensi che ancora una volta si è addormentata con la faccia nel portatile, e mi sono resa conto di quanto la pretenziosità di quella donna la porti a non considerare la matrice didascalica di questo neonato blogghino.
Voglio dire; il suo operato è meraviglioso, ma in che modo pensa di approcciarsi al grande pubblico parlando di Douglas Pearce e Boyd Rice come se stesse citando Pippo Baudo?
'Catroja, bisogna insegnargli tutto, a questi giovini, che manco sanno ridimensionare un'immagine con paint, per giunta.

Così io mi calo nella mia aspirazione di vate della musicaganzissima(r) e vi metto le carte in tavola con un rimando più casual, tante volte qualche non addetto ai lavori capitasse per sbaglio tra queste scartoffie (come, ad esempio, tutti gli amici neofolkers di Giulia che traboccano di informazione sulla sottocultura e poi non sanno neanche chi cantava negli ac/dc - ogni rimando a persone o cose realmente esistite è da considerarsi puramente casuale).

E mò io recensisco.

Era scontato, che la prima recensione che avrei cagato fuori per questo progettino ancora agli albori sarebbe stata a proposito di uno dei miei supermiti indiscussi.
E visto che per 3/4 sono morti di overdose/spariti in Cambogia/invalidati per obesità (e recensire un qualsiasi album del 1979 mi pareva operazione sterile), mi butto su un personaggio che pare di cose da dire ne abbia ancora qualcuna.

Ok, partiamo dal presupposto che lo amo, lo sposerei nonostante l'estetica discutibile e tutto ciò che esce dai suoi emisferi cerebrali mi giunge ad occhi e orecchiA come oro colato.

Devo raccontare a qualcuno chi è Devin Townsend o chi vive nell'onta di non sapere di chi sto parlando ha voglia di andare immediatamente a cospargersi il capo di ceneri su una qualsiasi wikipedia o ancora meglio su www.hevydevy.com?

Compromesso: io vi do la mia versione dei fatti in chiave riassuntiva e assolutamente non oggettiva tarata dalla mia divinazione nei suoi confronti, e voi andate per contro a farvi un'idea tramite qualche canale più categorico.

Devin Townsend è un cazzo di genio canadese di trentasette anni completamente fuori di cervello.
Per 'fuori di cervello' non intendo semplicemente il solito factotum musicale che vomita progetti su progetti skippando da un genere all'altro come se stesse bevendo il caffè e l'ammazzacaffè, ma ritengo di poter intuire che quell'uomo abbia veramente qualcosa di molto 'ex generis' che gli ronza in testa.
Breve excursus musicale: E' gli Strapping Young Lad, generalmente classificati come death industrial melodic canadian sarcazzo METAL ma realmente non includibili in nessuna classificazione se non una delle band che meglio ha coniugato una violenza sonora inaudita con delle intuizioni concettuali e musicali molto oltre la noiosetta media propinata dal genere.
E' altri sei milioni di gruppi dal 1996 ad oggi, dalla melodica e sperimentale Devin Townsend Band, ai Punky Bruster degli albori (COOKED ON PHONICS è un concept semplicemente geniale che narra di un gruppo death che si da al punk per soldi, che fa vomitare dal naso dal ridere e riesce a spaccare anche discretamente il culo in materia di pàncròc), ai progetti solisti più svariati, su cui non mi addentrerò per evitare di fare le sei a tessere le lodi di Ziltoid The Omniscient come tutti costoro che nella loro vita hanno recensito almeno una volta qualsiasi produzione dell'ottimo Dev.

Nel 2005 mi imbattei in un concerto degli Strapping durante il Gods of Metal; Devin sfoggiava ancora la sua mise da ospite del cottolengo con lunga chioma rossiccia appallottolata in simil dreadlocks laterali laddove il centro della testa denotava l'imperare dell'alopecia androgenetica, e Dio mi fulmini per essere stata una stolida bambina con manie di Losangelismo ed aver guardato spezzoni di concerto da lontano ricoprendo la band di improperi impellente di passare ai concerti mainstream della rassegna.

L'orrendo 2005 - però ci si divertiva tanto

Mangiandomi le mani fino agli avambracci per aver perso in questo modo increscioso forse l'ultima occasione di godere degli SYL dal vivo, pian pianino ho acquisito una coscienza musicale decente e mi sono accorta della potenza di questo personaggio. Mi sono approcciata alla sua discografia ed ho notato una cosa: è un cazzo di egocentrico disturbato mentale.
E ciò è bellissimo.
Moltissimi testi sono palesemente autoreferenziati ad una non indifferente rosa di disturbi della personalità, sia nelle sue manifestazioni drammatiche che in quelle demenziali; e conseguentemente la musica, che passando attraversando death, prog, ambient, siparietti da circo & molto altro ancora segue il fil rouge dell'ansia e del nervosismo, according to una voce pazzesca che si stira tra growling che fanno sbiancare il metalcore e parti melodiche capaci di far emozionare anche un seguace di Burzum qualsiasi.
Perchè in tutto questo Dev, oltre a essere un pò un mostro esteticamente è anche un mostro di musicista, ha una voce me-ra-vi-glio-sa che sa Dio come cazzo sa usare ed è pure un gran bel chitarrista, senza contare che è polistrumentista e suona il 90% della roba che sentiamo nelle sue produzioni.
E fa pure il produttore.

La parentesi riassuntiva si è già trasformata in un papiro.

Facciamo dunque rewind ai giorni nostri, col ritorno sulle piazze di Devin fermo da un pò per motivi introspettivi X; esteticamente si è ripulito e posa placido in fotografie a metà fra il minimalismo e la ridondanza degli orpelli sci-fi che ci ha propinato più di una volta.

E caga fuori questo fantomatico 'Ki'.
Dalla regia ci dicono che è il primo capitolo di una serie di quattro, suddivisi per aree semantiche, dove il primo è introspezione, il secondo è demenza, il terzo è metallo e il quarto è ambient (cito il suo blog, eh).
Ancora una volta sento puzza di autobiografia.
La cosa che mi ha colpita di più è di come oltre ad essersi ripulito di una chioma imbarazzante si sia ripulito anche nei suoni. Continua a propinarci una resa finale a metà la lo strazio più totale e la dolcezza di un bambino, ma cambia i mezzi.
Noto che manca tutto quell'ambaradan di effetti, fischi, fruscii e altri copia&incolla da film dell'orrore vari che rendeva d'impatto molte delle sue cosucce precedenti.
Se ne esce con un mix di acustici melodici che rasentano l'ambient e distorsioni alte come mille lire messe di traverso, eguagliandosi con una voce a tratti tetra e malefica e a tratti simile ad una ninna nanna.
Non c'è mezza nota di Heavy Metal e l'andazzo del disco è di una tranquillità devastante, seppur sempre connotato dall'ansia di fondo.
Credo che i chiodomuniti fanatici della brutalità strappinghiana potrebbero schifarsi davanti a questa strana roba, ma io me lo godo infinitamente perchè ancora una volta Devin è riuscito a fare qualcosa di completamente esterno a tutto il resto della musica conosciuta. Che mi pare abbastanza per chinargli il capo innanzi.
Personalmente, metto la stellina su due brani: Disruptr, dalle tinte chiare quanto un viaggio in una catacomba e connotata di un mordente che forse manca un pò ad altri brani e Trainfire, un bluesettino semigioviale anch'esso spennellato della cosa più nera che vi viene in mente.
Alla fine dei giochi, punteggio pieno perchè è Devin Townsend e alla luce di una conoscenza approfondita del suo operato dico 'CAZZO' ancora una volta, ma non è assolutamente un disco Pret a Porter per tutte le occasioni, e gioca bene il ruolo di ascolto selezionato o prima di andare a letto o come calmante dopo liti violentissime con versamento di sangue e lacrime.
Sono proprio curiosa di vedere come andrà ad evolversi il continuo della serie che ci ha preannunciato negli interventi malati sul suo sitarello.
Vi lascio l'unico brano allegro del disco di cui vi ho parlato pocanzi per convincervi che questo disco potrebbe persino essere divertente.

DEVIN TOWNSEND PROJECT - TRAINFIRE



Comunque, mi piace talmente tanto che ogni tanto guardo le sue foto e riesco quasi a vederlo bello.

Niente di nuovo sul fronte occidentale: ovvero, perchè ho la vaga impressione che Douglas P. ci stia prendendo per il culo

Vi siete mai presi la briga di gettare un occhio alla discografia ufficiale presente sul sito deathinjune.net? Trent'anni di carriera: TRE PAGINE. Una decade per pagina. Una scroll-bar ridotta ai minimi termini. L'uso ed abuso della parola "REISSUE" è secondo solo al leit motiv "tod".
Ma tutto sommato non c'è nulla di cui preoccuparsi oltremodo fino alla parte dedicata all'anno del signore 2007, durante il quale i nostri mettono in commercio un ben chiaro segno di squilibrio mentale.
Il 1987 è stato un anno glorioso per il folk apocalittico. Escono Crowleymass, Against the modern world, durante una mite mattinata di Maggio nasce la sottoscritta. E la poetica di Pearce tocca uno dei suoi massimi vertici, Brown Book. E in effetti è legittimo celebrarne i vent'anni di vita ed innumerevoli ascolti, ma, diamine... cosa mi sta a significare un BOX IN PIETRA?
Due dischi di sublimi ripescaggi contenuti in una specie di freesbe granitico con su inciso il Totenkopf di rito. Vabbene. Buttiamo giù questo delirio di onnipotenza dal peso specifico di 2655 kg al metro cubo. Compriamolo, persino.
Del resto abbiamo ancora le orecchie consumate da Free Tibet, uscito l'anno precedente.
Viene il 2008: vacche magre.
Viene ristampato lo splendido Heaven Sent (titolo elegantemente glissato in questa nuova edizione, che viene pubblicata a nome "Death in June & Boyd Rice" anzichè Scorpion Wind, non si sa mai che a qualcuno possa sorgere qualche dubbio al momento dell'acquisto), due live (uno dei Crisis), All Pigs must die, Kapo!, gli extra di The world that summer e, in caso vi fossero rimaste due monetine da cozzare l'una contro l'altra, un ameno dischetto di cover sul quale è bene sorvolare - o forse passarci sopra col panzer, per rimanere in tema.
Ah, già. Stavo quasi dimenticando quell'apologia del superfluo, quel concentrato di inutilità che è The Rule of Thirds - se lo stavo dimenticando, del resto, un motivo c'è. Che non può dirsi propriamente brutto, ma ho visto certi autistici dondolare con più varietà di quanta non se ne trovi in questo disco.
Giusto per cominciare bene il 2009, ristampano Lesson one: Misanthropy, una raccolta del 1986, che, in caso a qualcuno interessasse, si trova su Discogs ad una ventina di euro. Prendi tre e paghi uno: trovi anche un reperto video della memorabile reunion (RE!) della formazione originale girato con una qualità video talmente bassa che solo Boyd Rice poteva esserne capace. E ai primi 2000 stronzi, una toppa con le insegne (versione 1943, la rarità nella rarità della rarità) della 3rd SS Panzer Division Totenkopf, per attopparvici la mimetica ed andare a rimorchiare le fie brown & grey area allo Shelter.
Oh, pure la carta del booklet è riciclata.
Poi c'è un'altra riedizione remasterizzata re-tutto di Brown Book, "Braun Buch Zwei", che di distacca da quella di due anni prima in ASSOLUTAMENTE NIENTE, se non il fatto che se non sai il tedesco e neanche lo intuisci, sulle prime non ti senti così preso per il culo.
Giusto per non rischiare di confondere le coordinate ai fan pubblicando qualcosa di nuovo, si bissa il live "Black Angel", stavolta in picture disc.

Ma va bene. Del resto sempre di dischi e dvd si tratta, dopo la stele di rosetta del neofolk propinataci nel 2007 tutto appare estremamente normale.
E la mia vita prosegue tranquilla fino a stamattina, quando, dopo aver fatto una serie di cose intelligenti quali ponderare l'idea di unirmi alla Partridge Family, m'imbatto nella pagina facebook del mio gruppo del cuore, ovverosia i Death In June.
E cosa vedo? In data 17 Novembre si annuncia che la Neuropa Records riceve i pre-ordini per il doppio SYMBOLS & CLOUDS.
I polpastrelli delle mie dita s'animano di volontà autonoma e mi costringono a lasciare seduta stante il commento: "ANOTHER BOX?!", poi apro il link in questione.
Il materiale squisitamente musicale non mi sconvolge più del dovuto, si tratta di un minestrone del periodo "But what ends when the symbols shatter?" e "Roseclouds of holocaust", più un secondo disco di rimaneggiamenti in salsa "totenpop" (?) di quindici pezzi del periodo e bona.
Ma il corollario, oh, il corollario... è talmente assurdo che credo dovrò procedere per punti. Non posso affrontare tutto questo in una volta sola

a) Nel 1979 qualcuno si stupì del fatto che John Lydon avesse cacciato i tre 12'' componenti il leggendario Metal Box dentro una (coerente) pizza di metallo.
Nel 2009 qualcuno (io) strabuzza gli occhi davanti alla pacchianata che mi trovo innanzi. Ma qui siamo oltre. Oltre tutte le droghe che poteva aver assunto Lydon, oltre la pietra che celava la ristampa di Brown Book nel 2007, oltre il buon gusto.
Immaginatevi una croce celtica (ivi battezzata "Euro Cross") al centro della quale, al posto dell'intersecarsi dei bracci, trovate il faccione di Douglas che digrigna i denti dietro la maschera. Il tutto in stealite e un altro tipo di marmo che non sono ben riuscita ad definire.
Ma dio santissimo, che ci devo fare con 'sta roba, ascoltarla o sostituire il pavimento del bagno degli ospiti? Ma cosa c'hanno, una convenzione con Edil Marmi di Pietrasanta?

b) Una toppa camouflage per intopparvici il doppiopetto (sulla mimetica non spicca abbastanza) ed andare a rimorchiare le fie brown&grey area allo Shelter

c) Quattro information cards (????) con rarissime foto dell'epoca (tipo: Tibet e Rose McDowall vanno in lavanderia) da mostrare alle fie brown&grey area rimorchiate allo Shelter, versione brown&grey area della più prosaica collezione di francobolli

d) QUATTRO CAZZO DI CIONDOLI A FORMA DI RUNA da regalare alle fie brown&grey area rimorchiate allo Shelter

Bello, eh? Tutto 'sto ambaradan è riservato alle venti carte di credito più veloci del west, per la modica cifra di OTTANTA EURO - ai quali aggiungere i 12 euro di entrata allo Shelter, nel caso aveste ponderato la prospettiva di rimediare il materiale necessario al rimorchio di fie brown&grey area.
L'unica conclusione alla quale la mia giovane mente riesce ad approdare è che Douglas abbia un disperato bisogno di soldi. La cassiera del Tesco deve avergli detto che la carta di credito risponde "Heilige tod!" al tentativo di pagamento.

PS. Chiaramente essendo io talmente sconsiderata da aver speso un centinaio di euro per trasformarmi in una specie di bovino neofolk marchiandomi l'avambraccio con un bel tatuaggio echeggiante i ben noti campi di colza, non vedo perchè non dovrei spenderne 80 in questa operazione commerciale di pessima fattura. Qualcuno me lo impedisca, vi prego.

TENERE IL MAILORDER DELLA NEUROPA RECORDS FUORI DALLA PORTATA DEI BAMBINI.

E per il prossimo anno, una divertente proposta di reissue dello storco Music, Martinis and Misanthropy


No Mor Iros, ènimor perdavvero.

Fatti una domanda e datti una risposta:
Perchè?
Boh.
Ma sostanzialmente, un senso c' è, solo che, come consueto nel nostro stile, è troppo difficile da raccontare in un numero di righe che vada sotto le sette cifre.
Ci conoscete tutti, e sapete benissimo che...

GNUBBY - ...ma non è detto che ci conoscano tutti...
GIULIA - Non farti prendere dalle crisi di onnipotenza, è palese che se qualcuno ci sta leggendo si tratta di quei quattro disadattati dei nostri amici.

nsomma; ci conoscete tutti...

GIULIA - In effetti, hai fatto sorgere in me il dubbio che esista una remotissima possibilità che qualche sconosciuto capiti tra queste pagine. Indi per cui mi sembra legittimo far sapere a questo fantomatico Signor Rossi capitato qui digitando XXX su Gùgol con quante tonnellate di caso umano di sta per rapportare. Non trovi, socia?
GNUBBY - Trovo. Autobiografia referenziata? Let's go.

DE GIULIAE ET GNUBBAE ELOQUENTIA

Momentaneamente, trattasi di due organismi non scindibili.
Il Giano Bifronte che avete davanti si generò nel marzo 2007, dall'unione dei corpi e delle menti di Giulia Mengozzi e Gnubby Rockett (che chiaramente non risponde anagraficamente a questo nome ma mantiene l'anonimato sulla pubblica piazza circa dalla scuola media e non ha intenzione di variare proprio adesso questa abitudine, soprattutto considerato che da quando c'è facebook la carta d'identità è un problema relativo).
Vi starete chiedendo: unione dei corpi? Siamo capitati su un sito lesbo bdsm e non ce ne siamo accorti?
No, cari i miei neonazi omofobi impazienti di fare una denuncia alla polizia postale, niente di tutto questo. Trattasi infatti di un'unione fisica nel senso più ampio del termine; geografica, nella fattispecie.
In quel maGGico giorno di Marzo, infatti, ci incontrammo per le vie della città di Milano, dove entrambe eravamo emigrate poco tempo prima dai nostri borghi natii in cerca di fortuna; dopo un quarto d'ora di conversazione random su massimi sistemi (diete, futuro, cazzo, gli unici tre argomenti di cui generalmente parliamo tutt'oggi, oltre che di musica), decidemmo che eravamo fatte l'una per l'altra.
Caso vuole che Gnubby stesse dolorosamente cercando una pulzella di belle aspettative per condividere il suo nuovo tugurio mediolanense, e Giulia, al contempo, fosse ben propensa a eliminare la propria ingombrante presenza da un appartamentucolo in una zona bene.
Da questo punto si sviluppa la saga della catastrofica convivenza in Via V. (pràivasi).
Sorvolando sulle mille divertentissime vicende private che hanno reso la nostra esistenza più avvincente di una sit-com, il succo della faccenda è che il sodalizio è stato reso negli anni indissolubile a dispetto del fatto che nutriamo la più profonda reciproca idiosincrasia l'una nei confronti dei gusti musicali dell'altra (e voi direte: embè? No. La cultura musicale di una persona è alla base del nostro giudizio su di essa, ricordatevelo ben benino).

Tutto era partito da litigi mattutini a proposito di se fare la nostra sessione di addominali sui Faster Pussycat o sui Joy Division (e non sforzatevi di immaginarci in pigiama che contraiamo le nostre sferiche panciotte a ritmo di Babylon o Isolation), ma nel corso dei secoli abbiamo deciso che non necessariamente le divergenze debbano essere un problema, e la soluzione finale a tutto questo è proprio il sitarello che state leggendo.

Essendo lo scopo primo dell'esistenza di entrambe L'ONNISCENZA MUSICALE (oltre che, in secondo piano, costruirsi un futuro, trovare un fidanzato, e altre cazzate di questo tipo), ci siamo chieste se unire le nostre malefiche menti non potesse essere un passo in avanti verso questo ancora lontano e rarefatto traguardo.
Ovviamente, parlare di musica è il nostro hobby preferito, ma ciò non toglie che sia soltanto un mero veicolo per professare la nostra
incredibile
estenuante
dilagante
assassina
LOGORREA.

Sicchè, benvenuti o voi che entrate negli anfratti del nostro ennesimo progetto che andrà a finire in una palla di fumo.
Che, visto che sprechiamo la nostra esistenza dietro a manoscritti a due menti a proposito del niente, tanto vale, per una volta, fare la stessa, inutile azione in merito a qualcosa di più succoso, o almeno far convergere tutti i nostri sforzi in un contenitore apposito che per lo meno il giorno che decidiamo che tutto ciò è imbarazzante possiamo premere un solo tasto delete, invece di andare in giro per tutti i social network del mondo conosciuto a reperire le tracce da noi lasciate nel corso della storia.

p.s.: il nome lo abbiamo deciso perchè 'No more heroes' degli Stranglers è la canzone più bella della storia ed una delle poche che davvero ci accomunano, l'altra era 'Swastika Eyes' dei Primal Scream ma non ci sembrava il caso.

Pikkolo tenero post di profa

pikkolo tenero post di profa.