sabato 6 febbraio 2010

Om @ Magnolia, Milano

Bene, sappiate che se questa recensione arriva a voi molto più tardi del previsto, è colpa del nostro provider internet (di cui, per essere politically correct, non citeremo il nome, cari i nostri amici di LIBERO WIND INFOSTRADA e chi cazzo siete), che ha pensato bene di privarci per ben cinque giorni della preziosa linfa vitale sprigionata dalle onde del nostro router, fottendo così non solo il necessario aggiornamento del blog e altre funzioni vitali come facebook e last fm, ma anche il lavoro della sottoscritta, giusto perchè non avere rete tre giorni prima di dover consegnare un progetto atomico di mesi e mesi cui mancano praticamente solo riferimenti internettiani è bellissimo e salutarissimo per i miei nervi e la mia imperturbabile tranquillità (eh si).

Comunque.

Gnubby: Ogni tanto mi dispiace non fare uso di droghe.
Una di queste occasioni è stata il concerto degli Om al Magnolia, ormai detentore del trofeo 'Concerti migliori benchè straziati da acustica pessima' 2009/2010.

Altro gruppo per cui vale, nel mio caso, la regola dell'alta moda: sono bellissimi ma non sono pret-à-porter.
Riescono, tranne che in momenti mirati, a spaccarmi il cazzo su disco dopo tre canzoni esattamente allo stesso modo in cui mi fai venire un orgasmo multiplo dal vivo.
Anzi, mi farebbero, se i signori Magnolia, alla luce del 64795326548324esimo concerto stoner dell'anno, capissero che quando suonano certi gruppi la gente deve vomitare dal volume dei bassi.
L'ha detto anche Al Cisneros ad un certo punto, esattamente come più o meno tutti gli astanti che si sono riuniti in un coro da stadio gridando a gran voce in più momenti di volere volumi devastanti. Dobbiamo fare forse un'associazione benefica per i subwoofer del Magnolia? Non so, una petizione, un comitato pubblico?
Le nostre orecchie sono offese dal non aver subito ancora una volta la violenza sperata.
Ma basta ripetersi, che ormai con questa storiellina sembriamo un disco rotto. Parliamo degli Om.
Droghe, dicevo. Non c'è altra soluzione.

Giulia: Arriva sempre il momento, quando Gnubby mi mette al corrente del fatto che c'è una recensione in pending che aspetta solo il mio illuminante parere per essere completata, e di conseguenza mi legge quanto già scritto, in cui annuisco, ridacchio e chioso 'dè, ciai ragione'. Poi scuoto la testa e puntualmente me ne esco con un: 'IO DISSENTO'.
Confesso di non essere una superesperta degli Om. In compenso, giusto perchè mi piace suonare ripetitiva e nella vita ho bisogno di certezze, oltre al fatto di non indossare mai calzini dello stesso colore, sono un'espertona di tutto quello che ruota attorno alla fantasmagorica persona di David Tibet. Aka, conoscevo e possedevo lo split 'Inerrant Rays of Infallible Sun'. E sono qui per affermare che per trovare noiosa cotanta meraviglia su disco, ci vuole solo la ben nota idiosincrasia di Gnubby per tutto ciò che va sotto il tag 'celestiale, lisergica, appagante, metafisica, alienante MONOTONIA'.

Gnubby: In tutto questo, cara la mia frangetta rossa (NO, NON HO DETTO FACCETTA NERA, HO DETTO FRANGETTA ROSSA, E' INUTILE CHE RIDACCHI E CANTICCHI LE TUE FASCISTERIE DA QUATTRO SOLDI, MALEDETTA MILITARETTA CHE NON SEI ALTRO), non avrai da dissentire sul fatto che LICHENS, il simpatico negroide che apriva il concerto a suon di ululati e strimpellamenti random, è stato un abbondante quarto d'ora di traviamento di coglioni, e si, datemi pure della metallara spicciola del cazzo come sempre che tanto ci sono abituata, ma sfido chiunque non abbia leccato almeno 74 peyote o pelli di rospo a darmi torto.



In compenso, tale personaggio, al secolo (dicono) Robert A. Lowe, si è sbizzarrito in suoni molto più interessanti salendo sul palco con gli Om, ove si è prodigato nel suono di percussioni varie e in gorgheggi dal sapor mediorientale (Gianna Nannini Docet).

Giulia: Infatti, non so quale dei tuoi 70 bicchieri di Bayleis stessi ordinando mentre io commentavo quanto mi stesse rompendo i coglioni Lichens, che
a) Per coloro che erano al PRE Final Fest: ho definito "la versione non propriamente inglese della pretenziosa ugola dei Directing Hand", meglio conosciuta come Barbie Diamanda Galas per la sua propensione ai gorgheggi e ai vestitini rosa
b) Per coloro che non erano al PRE Final Fest: fate un salto sulla pagina myspace dei Directing Hand e capirete cosa intendo e quanto il mio entusiasmo fosse prossimo all'elettrocardiogramma piatto

Comunque volevo consigliarti di andarci piano con i vezzeggiativi quando ti rivolgi a me, 'che mi fregano sempre.
Ma torniamo pure alla fatale mancanza d'un piatto di fettuccine al peyote...

Gnubby: Ancora una volta l'atmosfera è annichilente, e la musica ti culla in un unico movimento ondulatorio molle ma deciso e repentino, sottolineando nel mio caso il dolore dei lividi da reduce dai Dropkick Murphys, concerto decisamente da tutt'altri ritmi.
Gli Om aprono (quasi) baldanzosi con chicche del repertorio più rockeggiante, tendendo via via verso brani più stordenti che vedono il picco in una gloriosa esecuzione di 'At Giza', in cui lo show viene rinfrancato da un fonico che finalmente alza, almeno un minimo, la levetta giusta, facendo tremare il solito tendone quel minimo sindacale che non è abbastanza per poter giudicare i suoni decenti ma lì per lì ha avuto il suo effetto.
Cisneros sembra aver dopo tanti anni riconsiderato l'idea di frequentare un parrucchiere, ed appare ripulito dall'unto boccolame col quale mi aspettavo si accompagnasse come la più popolare iconografia del musicista vuole.
Si snoda in espressioni da posseduto e movimenti meccanicamente mistici pestando sul basso e decantando il repertorio della band nel microfono mentre fissa un punto a caso situato sul fondo del tendone.
Bel concerto, l'ennesimo da inserire nella categoria 'quando hanno riacceso le luci ho avuto bisogno di venti minuti per riprendermi'.

Giulia: Confesso di essermi persa l'estasi mistica di Al Cisneros in quanto ero troppo impegnata con la mia, di estasi mistica. Come ho detto più volte nel corso della serata, era dai tempi di 'The sun awakens' dei Six Organs of Admittance, o forse dalla prima comunione, che non mi trovavo innanzi ad una simile teofania. Pellegrinaggio al Magnolia: ne è decisamente valsa la pena.

2 commenti:

  1. Io di sentirli ai volumi giusti non ve lo auguro mai. Sono talmente ipnotici che sono piaciuti anche a ME!

    Li'

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  2. Ci voleva decisamente della droga per apprezzarli al meglio, sono d'accordo con voi.

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