mercoledì 16 dicembre 2009

Callisto live @ Magnolia

E così, sono riuscita per nientepopodimeno che la seconda volta in una settimana a convincere Giulia a venire ad un concerto da me consigliato e addirittura a farglielo piacere.
Stiamo facendo progressi. In questo periodo di mio ampio autoinculcamento di sludge et similia, culmine di una fase musicale della mia vita in cui sono riuscita dopo anni a capire che dal 1990 ad oggi hanno fatto altra musica buona oltre ai Faith no more, i Primus e i Gamma Ray, sono stata così convincente su me stessa che ho convinto persino la - musicalmente parlando - BURBERA Mengozzi, e gli appuntamenti musicali di questa settimana ne son stati la riprova.
Così, dopo averle propinato dei godibili OJM al Cox 18 (che comunque dicono dalla regia facessero già parte del suo bagaglio musicale), sono riuscita a trascinarla persino a vedere i Callisto, e forse siamo quasi arrivate al punto che s'è divertita più lei di me.

(Io, per tutta risposta, mi sono piegata a giudicare carini un paio di pezzi dei Der Blutharsch e persino alcune di quelle porcherie neofasciste che ascolta lei, tipo gli Ain Soph...ah, stiamo crescendo!)

GIULIA: Prendi te, spostati di circa 85 caselline nel Risiko della musica e, immessa in uno scenario che somiglia mostruosamente alla repubblica di Weimar (versione politicamente corretta della definizione consona), troverai la sottoscritta, intenta a trastullarsi con tamburi marziali e stupidaggini di questo genere. Però, abbastanza vicino a Metal-metropoli, ma altrettanto vicino alla ridente cittadella di Hardcore-punk, sita in una metafisica California anni'80, si trova per l'appunto il concerto dell'altra sera, e siccome che i miei carrarmatini stanno tentando la conquista della suddetta cittadella, non vedo perchè non allargare il mio spazio vitale dell'immediatamente limitrofo.

Finlandia - California = limitrofo?

GIULIA: TI HO DETTO CHE E' UNO SCENARIO METAFISICO, un risiko del 1922 illustrato da Sironi! E invero, avevo già visto gli OJM in quel del Velvet di Rimini nell'anno del signore 2006, ove mi ero recata per ascoltare i SUPERLATIVI Not Moving, scoprendo con molto piacere altre finezze della Go Down records tra cui i suddetti (che poi, i ricordi di quella serata si riassumano in una leggendaria cover di Venus in Furs e in uno dei rimorchi più fallimentari della mia vita sentimentale, beh, questo è ben altro discorso).

Aneddoto nondimeno divertente: per recarci al Magnolia approfittiamo del macchinamento del buon Ale da Fidenza, che per motivi logistici ha lasciato l'automobile alla stazione di Lambrate. Usciamo già ad un'ora improponibile tra gli iceberg di una città che pare più Uppsala che Milano diretti alla metro che ci porterà al parcheggio, e proprio mentre stiamo pronunziando bestemmie fortissime all'indirizzo della scala centigrada incontriamo il nostro dirimpettajo Luca Black Radio che caso vuole stesse andando proprio a Lambrate a trovare la sua bella.
Non ci peritiamo neanche un secondo ad autoinvitarci nella sua automobile onde evitare di rischiare la morte per congelamento nel tragitto casa-metropolitana, ma un piccolo disguido fa si che non solo triplichiamo la nostra dose di gelo, ma arriviamo anche fortemente in ritardo: Luca non si ricorda più dove ha parcheggiato la macchina.
Perchè noi siamo gente sveglia.
Così, dopo sei giri dell'isolato in cui piu e piu volta cantiamo vittoria troppo presto vedendo carrozzerie rosse all'orizzonte rivelatesi poco dopo non essere la mitica Micra, riusciamo finalmente ad intraprendere l'annoso viaggio e, una volta in quel di Lambrate, recuperiamo il nostro mezzo e ci rechiamo in quel del Magnolia.
Tutto questo per dire che arriviamo giusto giusto per sentire gli ultimi trenta secondi dell'apertura degli ottimi Incoming Celebral Overdrive, con immensa goduria di Giulia che non tollera a priori qualsiasi genere che contenga in maniera troppo smaccata la parola 'metal' e credo anche di Ale, che non mi pareva troppo convinto.
Io, naturalmente, bestemmio fortissimo. Vabè.
Dopodichè, appajono gli slavati Callisto, giovani, forti, finnici e spaventosamente inneggianti a Gesubbambino con crocefissi sugli amplificatori, tau al collo e tatuaggi rivelatori.
De gustibus non disputandum est...
Il concerto inizia, e di parlare dei problemi di acustica del Magnolia mi sono anche stufata, seppur già il fatto di vederli suonare all'interno e non nel da noi tanto odiato tendone gli faccia guadagnare quel mezzo punto in più (e per l'acustica, e per la temperatura artica che il gruppo s'è portato dietro direttamente da Turku).
Come al solito, sui primi pezzi peti e orripilii acustici di ogni genere, dopo un pò si va migliorando.

I Callisto hanno una gran potenzialità: tutti, e dico TUTTI i loro pezzi, almeno quelli che ho sentito io (che confesso di non conoscerli proprio fino all'ultima canzone), hanno una parte nojosa come la morte e una bellissima e super ignorante (MAVALA'? SARA' MICA PERCHE' FANNO SLADG?).
Son lenti come un giorno senz'acqua, innegabile, tant'è che verso metà concerto gli invasati ondeggianti del caso si son confusi ad una minoranza di astanti dalla palpebra malcelatamente calata; ma la loro carica espressiva è notevole, ed è innegabile anche questo.
Il cantante, vincitore il premio 'musicista più impagliato dell'anno' 2009/2010 (a momenti si addormenta anche lui...), si trasla da vocalismi talmente lagnosi da ricordarmi quasi Matthew Bellamy - e giù, sassate sulla Gnubby dai fans dei Callisto dopo questa affermazione - a degli scream poderosi supportati da un'ottima efficienza musicale dei quattro figuri dietro, dando una nota di vigore anche ai passaggi più soporiferi, sortendo quindi un effetto globale positivo dato dal perfetto equilibrio tra le parti strazio-di-cazzo e quelle come Dio comanda (occosacivoletefare, è inutile che la racconto, io sono una metallaradelcazzo, avete ragione).

GIULIA: EHI! Io che sono tutto fuorchè una metallaradelcazzo, pur dal basso della mia ignoranza, vorrei rettificare, o meglio compensare quanto detto sopra dalla mia collega, in quanto personalmente anche io ho riscontrato una certa tendenza 'binaria' nel carattere dei pezzi... solo che, laddove una Gnubby particolarmente desiderosa di salmi screamati taccia i nostri finnici di mancanza di verve, io apprezzo il contrasto tra la parte più veemente e quella caratterizzata da sonorità più dilatate, anche se, citando il nostro amico Vito, 'quel gruppo sarebbe veramente fantastico se il tizio alla voce non aprisse bocca'. Personalmente non gradivo nè le parti screamate, che mi facevano drammaticamente venire in mente di trovarmi ad un concerto in qualche modo collocabile in una remotissima periferia della città di Metal-metropoli, nè i momenti nei quali il testo era semplicemente cantato: con quel suo andamento mellifluo, anche a me ha fatto venire in mente la ghigna di Matthew Bellamy - e giù, sassate su Giulia dai fans dei Callisto dopo questa affermazione.

Ok, adesso che abbiamo una scorta di lividi da sassate che ingialliranno nel corso dei prossimi vent'anni, possiamo concludere la recensione, si, così bruscamente, perchè dobbiamo darci ad attività più consistenti come ad esempio cercare di laurearci entro il 2048.
In ogni caso giudizio finale positivo da parte di entrambe, Muse a parte, e a sto giro, la partita a risiko l'ha vinta Gnubby.

1 commento: