domenica 6 dicembre 2009

GBH live @ Magnolia (che ficata!)





Arrivare al Magnolia sprovvisti di mezzi si rivela sempre una faccenda mediamente antipatica. Chi abita a Milano, o comunque è avvezzo alla frequentazione di questo circolo Arc* (censura preventiva: visto l'andazzo, è palese che presto i circoli Arci saranno illegali come la vendita di souvenir finto-sovietici (reato di glorificazione del comunismo) in Polonia, con la differenza che uscire dalle miniere di Butugycheg doveva essere più semplice che entrare al Magnolia senza tessera) sito nel Bel Mezzo del Nulla, sa bene che per arrivarci senz'auto ci sono ben poche alternative
a) paghi le ferie ad un tassista
b) ti avventuri sulla 73, scendi a Linate e ti getti lungo il percorso buio che separa l'aeroporto dal suddetto circolo, combattendo il panico che fa di ogni albero il potenziale nascondiglio di un malintenzionato, un serial killer, una tigre dai denti a sciabola
c) tenti (fallendo) di prenotare un radiobus

Quanto al ritorno, la prassi è ancora più immediata
a) paghi le ferie ad un tassista
b) ti fai il segno della croce

Ma ci sono occasioni per le quali vale la pena di rischiare la vita e persino avere una tessera Arc* nel portafoglio. Una di queste è stato il concerto dei GBH tenutosi lo scorso 19 Ottobre.

Punk for dummies, lesson one: 1982, UK
In verità la genesi dei GBH (all'epoca Charged GBH, dato che un ininfluente -non so chi fossero, sicchè dò egocentricamente per scontato che si tratti di una bazzecola- gruppo herd rock si era già accaparrato il nome "GBH", sigla che indica i danni con lesioni) si colloca in quell'anno glorioso che è il 1979, ma non producono altro che un EP sino all'uscita (1982, per l'appunto) di "City baby attacked by rats". Album che non fa economia di accuse al sistema, carico di contenuto pur senza perdere lo sferzante e dissacrante piglio endemico del periodo.
"L'ultimo astro del firmamento punkrock britannico", li definisce giustamente Scaruffi. MADONNA DEH, MA HO DAVVERO CITATO SCARUFFI? Scusate, vado a flagellarmi con gli angoli di un vinile di Bowie.

Punk for dummies, lesson two: 2009, Segrate
E' buona norma del galateo punk presentarsi ad un concerto provvisti di un paio di scarpe che vi mantenga ben ancorati al terreno. E' perfettamente inutile addurre a scusa il fatto che senza un paio di tacchi 10 la proporzione lunghezza-larghezza (si parla del vostro corpo, naturalmente) sia drasticamente sbilanciata verso quest'ultima. I tacchi si lasciano a casa.
A prescindere da quanto il costo del biglietto possa incidere sulla risposta all'annosa domanda "un'altra birra?", tutti gli avventori del concerto saranno ineludibilmente ubriachi. Tranne te, razza di straight edge mancata.
E pogheranno. Oh sì che pogheranno.
Sono ben consapevole d tutto ciò e nondimeno indosso un paio di tacchi notevolmente alti, quando m'impossesso della prima fila, una volta terminato il concerto degli Impossibili - Impossibili all'ascolto, s'intende?
Ribadendo quanto sopra, ci sono occasioni per le quali vale la pena di rischiare la vita.
I GBH entrano sul palco in forma come no mai (Colin Abrahall è talmente in forma che va guardato con attenzione per accorgersi che non è più quella specie di Alain Delon del punk che era a suo tempo), sentenziano un paio di cazzate intavolando una superflua presentazione e quindi, finalmente, attaccano.
Punk senza concessione alcuna, punk dei primordi e non invecchia d'un giorno. Proto-hardcore con tutti i crismi, rapido come un concorde, violento come un panzer, incazzato come Sgarbi davanti alla Mussolini: ed io mi diverto come Sgarbi davanti a un Carpaccio - no, non un carpaccio di pesce spada, 'gnurant. La tristemente nota acustica del tendone del Magnolia prova a costituire la mela marcia del caso, ma un fonico illuminato rimette la voce di Colin laddove deve stare in capo ad un paio di pezzi. E comunque confesso di non averci farci più caso del dovuto, impegnata a cercare di divertirmi senza beccare la suola di un anfibio sulla tempia. Questo dal momento che il pubblico è in delirio, così come si richiede ad un'occasione del genere.
Punkettoni d'antan, ragazzini più o meno consapevoli e più o meno ubriachi, insospettabili nerd di mezza età mi vorticano alle spalle, ogni tanto qualcuno si solleva da terra, invade il palco giocando al salto della cavallina con le nuche di quelli che si aggrappano alla transenna - ivi compresa la sottoscritta. Colin li accoglie, li abbraccia, li lascia cantare.
Poi acchiappa il microfono e ci ricorda quanto sia bello essere italiani inveendo contro quel tizio il cui nome comincia con "Berl" e finisce con "leggi ad personam": quale incipit migliore a "Diplomatic Immunity"? La sottoscritta scalpita, ammazza un paio di punk a caso - per legittima difesa!- ed evidentemente attira l'attenzione del frontman al punto da meritarsi, al termine del pezzo, un bacetto a fior di labbra ed una bacchetta a gentile presente. Uh-uhh!
Una ragazza alle mie spalle grida: "CITY BABY ATTACKED BY RATS!": non che ci fosse bisogno di farlo presente ai GBH. Lo stampo della scaletta verte già pesantemente verso l'album in questione, eccezion fatta per alcune nuove creature, debitamente presentate, che non fanno perdere il benchè minimo mordente all'esibizione.
E il pubblico continua a divertirsi. Alla fine della fiera le transenne erano state spinte talmente avanti al punto che un paio di fotografi hanno richiato la morte, un paio di buttafuori l'esaurimento nervoso e le casse centrali, ci scommetto tutto quello che ho, sono da riparare.
Che ficata!


PS. In caso ve lo steste chiedendo, alla fine della fiera abbiamo raccattato un passaggio supplicando gli unici ragazzi con l'aria raccomandabile presenti in quel del Magnolia. In macchina ci hanno persino offerto del tiramisù.
Che ficata!

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